Pierluca Locatelli lascia il carcere:
arresti domiciliari a Grumello

Dopo quello di Brescia anche il giudice di Milano ha concesso gli arresti domiciliari a Pierluca Locatelli. Il patron della Locatelli Spa - l'accoglimento dell'istanza è stato depositato nel pomeriggio di mercoledì - ha potuto così lasciare il carcere.

Dopo quello di Brescia anche il giudice di Milano ha concesso gli arresti domiciliari a Pierluca Locatelli. Il patron della Locatelli Spa - l'accoglimento dell'istanza è stato depositato nel pomeriggio di mercoledì - ha potuto così lasciare il carcere di san Vittore e rientrare nella sua abitazione di Grumello, dove resterà agli arresti domiciliari.

Soddisfatto il suo legale, l'avvocato Roberto Bruni, che aveva presentato l'istanza per la terza volta. «Si è messa fine - ha commentto - al ricorso a uno strumento eccezionale come la custodia cautelare in carcere, una custodia che a mio avviso è stata fin troppo lunga».

Nonostante l'assenso del gip di Brescia (che indaga sul presunto traffico di rifiuti sotto la Brebemi) a concedergli i domiciliari, Locatelli era rimasto a San Vittore per l'accusa di corruzione. Per questo reato è iscritto nel registro degli indagati della procura di Milano ed è stato sottoposto per due mesi alla detenzione in una cella.

Nei giorni scorsi era sfumata l'ipotesi del patteggiamento, per la quale i legali dell'imprenditore di Grumello del Monte avevano incontrato il pm Fabio Filippini e il procuratore aggiunto, Alfredo Robledo, titolari del fascicolo.

Una richiesta formale non è mai stata presentata, ma gli avvocati intendevano sondare il terreno con i magistrati inquirenti sull'ipotesi di chiudere sin da ora la vicenda con l'applicazione della pena su richiesta delle parti.

Anche perché Pierluca Locatelli aveva già ammesso, in distinti interrogatori di fronte ai pm e al gip, gli addebiti contestati dagli inquirenti riguardanti i presunti episodi di corruzione. La vicenda è quella della presunta mazzetta all'ex vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, Franco Nicoli Cristiani.

Secondo le accuse, l'imprenditore di Grumello e la moglie, Orietta Rocca, consegnarono nelle mani del funzionario Arpa, Giuseppe Rotondaro, una tangente da 100 mila euro destinata a Nicoli Cristiani, per agevolare l'iter autorizzativo della discarica di amianto che il Locatelli group voleva realizzare a Cappella Cantone (Cremona).

I soldi – stando alla tesi investigativa – sarebbero poi stati consegnati da Rotondaro al politico in un ristorante milanese. L'imprenditore aggiunse di fronte ai magistrati anche che i 100 mila euro altro non erano che una prima tranche, a cui avrebbe dovuto seguire una seconda, di pari importo.

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