Cronaca
Lunedì 30 Gennaio 2012
Gimondi, il ciclismo e l'Atalanta
per l'ultimo saluto a Mino Baracchi
C'erano Felice Gimondi e una rappresentanza dell'Atalanta e del ciclismo italiano ai funerali di Mino Baracchi, lo storico organizzatore del mitico Trofeo Baracchi di ciclismo ed ex presidente nerazzurro morto sabato 28 gennaio a Bergamo a 89 anni. Era malato da tempo.
C'erano Felice Gimondi e una rappresentanza dell'Atalanta e del ciclismo italiano ai funerali di Mino Baracchi, lo storico organizzatore del mitico Trofeo Baracchi di ciclismo ed ex presidente nerazzurro morto sabato 28 gennaio a Bergamo a 89 anni. Era malato da tempo.
È stato un funerale, quello celebrato lunedì 30 nella chiesa del cimitero, per pochi intimi. Del resto Mino Baracchi, che è stato uno dei più grandi dirigenti dello sport bergamasco (fu anche presidente del Moto Club), era uscito di scena dalla vita pubblica da circa vent'anni per sua decisione, per cui era un po' caduto nell'oblio.
Vedovo, e senza figli, ma con due fratelli ancora in vita, Ugo e Franco. A rappresentare il ciclismo, il suo grande amore, c'era Felice Gimondi, uno dei grandissimi campioni che parteciparono al Trofeo Baracchi (la cronocoppie che vide protagonisti anche assi del calibrio di Coppi, Bartali, Anquetil, Bobet e Merckx), il vicepresidente nazionale della Federciclismo Gianni Sommariva, il presidente provinciale Michele Gamba, il ciclista Vittorio Casati, il dirigente Gianluigi Stanga e il presidente dell'Unione Ciclistica Bergamasca Nerio Marabini.
Per l'Atalanta (era stato presidente nei nerazzurri per dieci mesi, dal febbraio al dicembre 1069) sono intervenuti il direttore generale Roberto Spagnolo e l'ex presidente atalantino Giacomo Randazzo. Mino Baracchi in gioventù era stato anche un giocatore del vivaio nerazzurro.
Nell'omelia don Paolo Clerici, già sacerdote al Don Orione, ha ricordato il Mino Baracchi uomo e non il Mino Baracchi dirigente sportivo, che naturalmente non aveva conosciuto, sottolineando il garbo, la riservatezza, l'educazione e la gentilezza che ha sempre dimostrato sia quando assisteva amorevolmente la moglie Ines, sia quando è diventato lui stesso ospite del Don Orione.
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