Strangolata, ma aveva insistito
perché il marito fosse scarcerato

La tormentata e tragica storia di Romina Acerbis passa anche da qui, dalla redazione de «L'Eco di Bergamo». Tre anni fa si era rivolta a noi per raccontare tutto il suo tormento per il marito Maurizio: voleva a tutti i costi fargli scontare la pena ai domiciliari.

La tormentata e tragica storia di Romina Acerbis passa anche da qui, dalla redazione de «L'Eco di Bergamo». Tre anni fa si era rivolta a noi per raccontare tutto il suo tormento per il marito Maurizio, allora detenuto nel carcere di Opera. Voleva a tutti i costi fargli scontare la pena ai domiciliari, perché già allora la malattia lo invalidava al 75 per cento e risultava incompatibile con la detenzione in carcere.

Bussò a tutte le porte. In redazione portò carte su carte. Gela il sangue a rileggere le parole che allora (era l'agosto del 2008) affidò a chi oggi scrive queste righe: «Che male credete che possa fare fuori? Non si regge nemmeno in piedi. In cella le sue condizioni peggiorano di giorno in giorno. Non toglietegli la possibilità di riscattarsi».

Eppure di possibilità di riscatto Maurizio ne aveva già avute: aveva beneficiato anche dell'indulto, ma pochi giorni dopo la scarcerazione era stato arrestato per rapina. Poi per un anno e mezzo era finito ai domiciliari, aveva trovato anche lavoro in una cooperativa. Finì a Opera quando la condanna diventò definitiva.

Fu allora che Romina iniziò la sua personale campagna per farlo uscire. E ci riuscì, alla fine, con una determinazione inarrestabile e commovente. Il resto, purtroppo, è cronaca.

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