C'è chi «adotta» un maiale
per risparmiare in tempi di crisi

C'è chi ha messo nella lista nozze, pentolame, inguardabili soprammobili, oggetti kitsch, insalatiere d'argento e persino vacanze alle Maldive. Ma un maiale, quello francamente nessuno aveva mai osato inserirlo. Un porco in carne ed ossa, naturalmente.

C'è chi ha messo nella lista nozze, pentolame, inguardabili soprammobili, oggetti kitsch, insalatiere d'argento e persino vacanze alle Maldive. Ma un maiale, quello francamente nessuno aveva mai osato inserirlo. Un porco in carne ed ossa, naturalmente.

Non da tenere in garage, s'intende, ma da «adottare a distanza». In tempi di crisi, sta prendendo sempre più piede l'«adozione» degli animali che diventano prosciutti o forniscono formaggi. C'è chi adotta bovini e suini, c'è chi decide la semina di un orto a distanza e si fa mandare il raccolto. E c'è chi adotta galline, capre, asinelli, agnelli, vigneti, frutteti.

E non si tratta di una moda, il risparmio c'è, dice chi ha sperimentato l'adozione. Tutto è molto semplice: si versa una quota all'allevatore o al coltivatore e si può seguire, passo passo, la crescita di un maiale o di una campo di insalata e poi ci si fa inviare i prodotti. Ci sono fattorie che hanno persino installato una web cam nella stalla.

Un modo per sopravvivere, dividendo i costi. Proprio come accade oggi. La Strada del vino Soave ha lanciato il progetto «Adotta una Garganega». A tutt'oggi i vignaioli adottivi sono 115, sei dei quali bergamaschi di Verdello, Dalmine, Mornico al Serio, Curno, Misano Gera d'Adda e Caravaggio. Si adottano 50 viti di Garganega per 100 euro l'anno e in cambio il vignaiolo adottivo avrà diritto a ricevere bottiglie di Soave Doc, anche personalizzate nell'etichetta.

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