Se il contenuto delle bozze che da qualche settimana stanno girando sulle scrivanie degli addetti ai lavori non dovesse essere modificato, sarebbero guai seri per moltissime case di riposo (Rsa) e altrettanti centri diurni integrati (Cdi) della Lombardia, Bergamasca compresa. Attesi per oggi, poi rinviati al 30 dicembre, i criteri attuativi della delibera di Giunta regionale del 3 dicembre sui requisiti strutturali necessari a Rsa e Cdi per proseguire le proprie attività socio - assistenziali taglierebbero infatti le gambe a buona parte delle strutture interessate, tra cui almeno una ventina di case di riposo della nostra provincia. Tra le più a rischio, la Fondazione Maria Ausiliatrice di via Gleno, che – stando alle bozze dei criteri attuativi – potrebbe anche trovarsi costretta a chiudere entro il prossimo giugno.Tutto prende le mosse dalla delibera di Giunta che il Pirellone ha approvato il 3 dicembre – la numero VIII/8559 – con cui la Regione vuole dare un taglio netto alle continue proroghe dei termini entro cui Rsa e Cdi devono mettersi a norma dal punto di vista strutturale, vicenda che – di fatto – si trascina dal dicembre del 2001. Di per sé, la delibera utilizza toni sostanzialmente “soft”, invitando le Rsa e i Cdi che non dovessero aver ultimato per il prossimo 2 gennaio le messe a norme necessarie a richiedere all’Asl di competenza un differimento del termine per la conclusione dei lavori, allegando una serie di documenti che spiegano il perché dei ritardi, l’esistenza di un piano programma di cui in qualche modo si stanno rispettando le impostazioni e l’esistenza della relativa copertura finanziaria. Da parte loro, le Asl rilascerebbero, di fatto, autorizzazioni provvisorie limitatamente al periodo 2 gennaio – 30 aprile 2009 in modo da non intralciare il normale proseguo delle attività.Sembrava una delibera sostanzialmente innocua se non fosse che il 3° dei 5 punti della delibera in questione rinvia a successiva specifica deliberazione l’individuazione dei criteri sulla base dei quali le Asl verificheranno le domande presentate entro il 2 gennaio. Ed è qui che casca l’asino. Secondo le bozze del provvedimento che circolano sottobanco qua e là per la Lombardia, i criteri avrebbero livelli diversi, a seconda (detto molto in soldoni) dello stato di avanzamento dei lavori di adeguamento. Più si è avanti e meno si sarà penalizzati, più si è in ritardo – al contrario – e maggiormente si verrà penalizzati. E chi non ha nemmeno incominciato e non ha nemmeno un piano programma approvato dall’Asl? Per costoro, indiscrezioni sui criteri alla mano, sarebbe stata prevista la chiusura nell’arco dei prossimi sei mesi. Per quanto riguarda la Bergamasca, la situazione certamente più a rischio sembra essere quella della Fondazione Maria Ausiliatrice di via Gleno, alle prese con un progetto di grande respiro che prevede la realizzazione di una Rsa completamente nuova da realizzare “sulle ceneri” dell’attuale. Il progetto è noto da tempo, ma formalmente un accordo di programma non è ancora stato formalizzato e, di conseguenza, nulla è ancora stato ufficialmente presentato all’Asl, così come nessun cantiere è stato ancora aperto. Nei fatti, dunque, la Fondazione Maria Ausiliatrice sembrerebbe trovarsi nella peggior situazione possibile, rischiando dunque di chiudere “baracca e burattini” entro il 30 giugno. Se formalmente le cose potrebbero anche stare in questi termini, politicamente la questione è nota da tempo e tutti i passi che il “Gleno” ha compiuto negli ultimi anni sono stati condivisi dal Pirellone, o comunque adeguatamente comunicati alla Regione, che, dunque, non può certo far calare la propria scure sulla Rsa più importante della Bergamasca, per di più alle prese con una trasformazione per certi versi epocale.E’ pur vero che un taglio ai continui rinvii doveva essere dato, ma non si può certo pretendere di agire in maniera così repentina e perentoria. Ecco perché non è fuori luogo pensare che, rinviandolo di alcuni giorni, la Regione voglia mettere mano al provvedimento che stabilirà i criteri attuativi della delibera del 3 dicembre, correggendo quelle storture già segnalate al Pirellone anche dalle organizzazioni sindacali. Un segnale forte era necessario, ed è stato lanciato: ora però è necessario il buon senso.Alberto Ceresoli
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