Longuelo: il quartiere invecchia
Due funerali per ogni nascita

«Dopo la curva cambia l'aria. Arrivando da Loreto in bicicletta, o anche a piedi. Dopo la curva del colle della Benaglia ci si affaccia su Longuelo, sulla conca incuneata fra i colli e l'aria è diversa. È un posto suggestivo». Ma con un problema demografico. Racconta il tuo quartiere scrivendo a [email protected]

«Dopo la curva cambia l'aria. Ci faccia caso, magari arrivando da Loreto in bicicletta, o anche a piedi. Dopo la curva del colle della Benaglia ci si affaccia su Longuelo, sulla conca incuneata fra i colli e l'aria è diversa. Migliore. È un posto suggestivo ancora oggi, un posto che si stacca dalla città».
Un bel quartiere. Lo dice l'orologiaio del rione, Dario Ruggeri, qui dal 1962.

Lo conferma don Massimo Maffioletti, parroco a Longuelo dal 2008: «È un quartiere dove si vive bene, dove non mancano i servizi, dove esiste una composizione sociale piuttosto varia, ma comunque con una sua omogeneità. Distinguerei tre parti: quella storica che si trova verso i colli, verso Astino e verso Borgo Canale, quella popolare per via degli interventi che si fecero fra gli Anni Cinquanta e Sessanta, e quella residenziale, formata anche da condomini e palazzine eleganti».

«Queste tre parti si armonizzano bene. Se devo individuare un limite, direi che è quello demografico. Il quartiere sta invecchiando, sempre di più. Mediamente, faccio cinquanta funerali e venticinque battesimi all'anno. I matrimoni celebrati in chiesa sono quattro, cinque. Nel 1959 il quartiere aveva tremila anime invece delle attuali cinquemila, ma le nascite furono ventitré e i morti venti...».

Un quartiere discreto. Le associazioni di volontariato ci sono, ma non pullulano: alpini, sci club, Avis Aido, Scrigno. Dice il parroco: «Forse il quartiere potrebbe dare di più sul fronte della socialità. È un quartiere che don Giuseppe Donghi e don Martino Lanfranchi prima di me hanno guidato verso un senso di comunità, di appartenenza, ma c'è ancora da lavorare».

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