Stabile sequestrato in via Cabrini
L'avvocato chiede il riesame

Le associazioni religiose cercano soluzioni o spazi alternativi, pregando per ora nel cortile, e nel frattempo il proprietario comincia la sua battaglia legale per ottenere il dissequestro dello stabile. È stato depositato in Tribunale la richiesta di riesame.

Le associazioni religiose cercano soluzioni o spazi alternativi, pregando per ora nel cortile, e nel frattempo il proprietario comincia la sua battaglia legale per ottenere il dissequestro dello stabile, convinto della bontà del proprio operato. Non ci sta infatti il proprietario dello stabile in via Cabrini, ex officina fonderia Cortinovis e negli ultimi tempi diventato sede di ben undici associazioni religiose, ad accettare passivamente il sequestro penale per presunto abuso edilizio: assistito dall'avvocato Michele Ribaudo, ha quindi depositato in Tribunale a Bergamo richiesta di riesame, puntando ad ottenere il dissequestro dell'intero stabile.

A far scattare il provvedimento, disposto dal pm Giancarlo Mancusi e convalidato dal gip Vittorio Masia, erano state alcune segnalazioni arrivate in Procura sulla mancanza dell'autorizzazione ad allestire, all'interno dello stabile, dei luoghi di culto. L'intervento della Procura si fonda su una legge regionale della Lombardia, la numero 12 del 2005, che prevede espressamente che, quando vi sia un cambio di destinazione d'uso di un edificio a luogo di culto, perché tutto sia regolare è obbligatorio avere l'autorizzazione dell'Amministrazione cittadina: in mancanza di questa ci si trova di fronte a un abuso edilizio. Ben diverso il parere dell'avvocato Ribaudo, che nel chiedere il riesame (presentabile solo dopo la convalida del sequestro) ha argomentato in primo luogo come la norma di riferimento sia piuttosto una integrazione alla legge 12 del 2005, entrata in vigore solo a febbraio di quest'anno, e cioè la numero 3 del 2011: solo qui si fa riferimento alle associazioni religiose (presenti nel caso in questione), mentre in precedenza di parlava genericamente di luoghi di culto, che secondo quanto sostenuto dal proprietario non sarebbero certo individuabili in questo stabile.

La questione della destinazione d'uso, e degli eventuali problemi urbanistici connessi, al proprietario sarebbe stata sottoposta solo a luglio, e lui avrebbe risposto al Comune - causa ferie - a fine agosto nell'ottica di trovare una soluzione e adeguarsi alla legge 3 del 2011: a settembre però è arrivato il sequestro, bloccando l'iter. Tra l'altro - come è stato evidenziato dall'avvocato con il deposito dei relativi atti in Tribunale - dal 1988 ad oggi la destinazione d'uso di varie parti dello stabile sarebbe stata variata con regolari concessioni edilizie, tanto che l'edificio non risulterebbe più industriale, ma in buona parte a uso terziario (laboratori, uffici, negozi).
Nella sostanza, in questo caso, sarebbe quindi mancato il tempo materiale di adeguarsi alle normative più recenti.

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