Sparò e uccise il ladro in fuga
Omicidio volontario: otto anni

Antonio Monella, l'impresario cinquantenne di Arzago accusato di aver ucciso un albanese, Helvis Hoxa, 19 anni, che gli stava rubando il Suv dal cortile di casa, nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2006, è stato condannato a 8 anni per omicidio volontario.

Antonio Monella, l'impresario cinquantenne di Arzago accusato di aver ucciso un albanese, Helvis Hoxa, 19 anni, che gli stava rubando il Suv dal cortile di casa, nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2006, è stato condannato a 8 anni per omicidio volontario. È l'esito dell'udienza preliminare di giovedì 13 ottobre, nella quale il gup Vittorio Masia ha confermato l'ipotesi di omicidio volontario.

Dopo più di un anno e mezzo di attesa, è arrivato dunque il verdetto. Il 26 febbraio 2010, infatti, il gup Bianca Maria Bianchi aveva disposto la restituzione degli atti al pm. Il giudice, alla luce delle perizie balistiche e delle numerose udienze, era giunto alla conclusione che l'episodio accaduto ad Arzago nel 2006 non si potesse configurare come eccesso colposo di legittima difesa, il reato che era contestato a Monella, ma che rientrasse in un ambito più grave: quello dell'omicidio volontario.

Il gup aveva così disposto la restituzione degli atti al pm: la Procura ha dovuto dunque riformulare il capo d'imputazione. L'inchiesta era tornata al punto di partenza, a quel settembre del 2006 quando il pm Maria Esposito aveva aperto il fascicolo per omicidio volontario, prima che il reato, nel corso delle udienze, fosse derubricato in eccesso colposo di legittima difesa.

Il giudice Bianchi aveva intravisto nel comportamento di Monella quantomeno un dolo eventuale: sparando dal balcone di casa con un fucile da caccia verso il cortile e con il bersaglio a distanza piuttosto ravvicinata, l'imprenditore doveva mettere in conto la possibilità che ci scappasse il morto.

Il difensore, l'avvocato Enrico Mastropietro, aveva invocato l'assoluzione, in virtù della nuova legge sulla legittima difesa, quella che prevede, in caso di violazione di domicilio e in certe condizioni di pericolo, che il padrone di casa possa lecitamente difendere non solo la propria incolumità e quella dei familiari, ma agire anche in caso di aggressione dei propri beni.

Il fatto s'era consumato nella villa di Monella ad Arzago d'Adda nella notte fra il 5 e il 6 settembre 2006. L'uomo, che si trovava in casa con la moglie e il figlio, era stato svegliato dai rumori. Era corso in corridoio e s'era imbattuto in uno dei malviventi, che erano riusciti a entrare nella sua abitazione e a rubargli le chiavi del Suv Mercedes Ml 280 parcheggiato in cortile.

Il cinquantenne, spaventato, era corso in camera a prendere il fucile da caccia calibro 12 che deteneva regolarmente, mentre il ladro scappava. Monella era uscito sul balcone e aveva esploso un colpo contro la sua Mercedes, colpendo al fianco Helvis Hoxa che, al volante del Suv, cercava di uscire in retromarcia dal cortile di casa Monella.

Pur ferito gravemente, il giovane era riuscito a raggiungere i complici, che lo avevano caricato in auto e abbandonato davanti a un pub di Truccazzano (Milano). Hoxa era morto poche ore dopo in ospedale.

Gli esperti di balistica - sia il consulente del pm che il perito nominato dal gup - avevano concordato nel sostenere che l'impresario non aveva preso la mira nello sparare. Dunque, nessuna volontà di uccidere, ma l'intenzione di colpire il veicolo e costringere in tal modo il ladro ad abbandonare la Mercedes.

Dopo tali autorevoli pareri, il pm Maria Esposito aveva provveduto a derubricare il reato contestato da omicidio volontario a eccesso colposo di legittima difesa. Non così convinta sulla legittima difesa era apparsa invece Bianca Maria Bianchi.

Della nuova legge al gup doveva essere rimasto impresso il fatto che contempla l'uso legittimo delle armi anche a difesa dei beni materiali, ma solo se in quel frangente sussiste il pericolo di incolumità per sé e i propri familiari e se il malvivente non desiste dall'azione.

Hoxa stava invece scappando. Per questo aveva deciso di rimandare gli atti al pm perché riformulasse le accuse. Dopo più di 5 anni dalla morte del giovane albanese la sentenza: 8 anni ad Antonio Monella.

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