Cronaca
Lunedì 03 Ottobre 2011
Lui distrofico, genitori malati:
appello del sindaco ai cittadini
«Quando guardo mio figlio, sento un dolore indescrivibile». Sono le parole disperate di una mamma di Comun Nuovo che, con due figli di 3 e 11 anni, deve fare i conti con la vita. Un figlio affetto da distrofia e un marito colpito da una gravissima malattia.
«Quando guardo mio figlio negli occhi, sento un dolore indescrivibile». Sono le parole disperate di una giovane mamma che a quarant'anni, con due figli di 3 e 11 anni, deve fare i conti con la vita. È la dura realtà che ha stravolto i sogni del suo matrimonio. La felicità pregustata nel fatidico giorno si scontra con la scoperta di un figlio affetto da distrofia muscolare e di un marito colpito da una gravissima malattia.
È la storia di una giovane mamma di Comun Nuovo che si è presentata al giornale con l'umiltà di chi non ha più certezze e che sente angosciosamente vicino il baratro della solitudine.
È bergamasca e nel Dna ha quella riservatezza e quell'orgoglio positivo che di fronte alle difficoltà non ci si piange addosso ma si reagisce cercando soluzioni in casa. Questa volta, però, non è possibile. «Da un forte dispiacere – dice lei – con una vergogna che non è descrivibile, chiedo aiuto e voglio esprimere il dolore mio e di mio marito nel non riuscire ad avere una casa e una vita adeguata alle nostre esigenze e una speranza nel futuro».
Non riveleremo la sua identità. Luisa - la chiameremo così - e la sua famiglia hanno bussato alla porta del sindaco di Comun Nuovo, Dante Cortinovis. Fortunatamente l'hanno trovata aperta, ma anche il Comune ha le mani legate. «Non possiamo uscire dalle regole della legge per attingere fondi specifici per questa famiglia – dice il sindaco –. Ma sto pensando a qualcosa che vada oltre le possibilità dell'Amministrazione comunale. Voglio lanciare una appello a tutta la comunità perché si faccia carico di questa nostra famiglia. Le difficoltà che sta affrontando è come se fossero le nostre, non possiamo lasciarla sola».
Leggi tutto su L'Eco di Bergamo del 3 ottobre
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