Caso Tarantini-Berlusconi:
ora c'è una pista bergamasca

Spunta anche una pista bergamasca nell'inchiesta che ha portato in carcere Gianpaolo Tarantini accusato di aver taglieggiato Silvio Berlusconi. Bergamo compare nell'intercettazione del 17 giugno scorso pubblicata ieri dal «Corriere della Sera».

Spunta anche una pista bergamasca nell'inchiesta che ha portato in carcere Gianpaolo Tarantini accusato di aver taglieggiato Silvio Berlusconi. Bergamo compare nell'intercettazione del 17 giugno scorso pubblicata ieri dal «Corriere della Sera». Il colloquio tra Lavitola e Tarantini viene intercettato due giorni dopo l'arresto di Luigi Bisignani.

Lavitola: voi state avendo un tenore di vita troppo elevato per il reddito... e questi hanno sgamato tutto, che il lavoro è finto... che la cosa è così... hanno sgamato tutto!

Tarantini: ma quelli di Napoli o quelli di Bergamo?

Lavitola: quelli di Napoli! Che significa la stessa cosa... per cui, per piacere attenzione, attenzione estrema, non fate i bambini... io già gliel'ho detto a Ninni (la moglie di Tarantini, ndr) due o tre volte con le buone...». Un accenno fugace, ma fa ipotizzare che l'inchiesta partita da Napoli abbia già attraversato l'Adda.

Intanto ieri l'imprenditore ha risposto – con la moglie Angela Devenuto – per sette ore alle domande dell'interrogatorio di garanzia nel carcere di Poggioreale dove sono detenuti. Ma l'interrogatorio non ha fornito tutti gli elementi che gli inquirenti attendevano. Da un lato Tarantini, come ha scritto in un lungo memoriale e come hanno spiegato i suoi legali, ha ribadito di aver chiesto e ottenuto quelle somme dopo aver manifestato la grave situazione in cui era venuto a trovarsi.

Tra gli inquirenti, invece, traspare la convinzione di aver fissato un altro paletto a sostegno dell'accusa, dopo la deposizione di venerdì della segretaria di Berlusconi, Marinella Brambilla, che ha ammesso di aver consegnato il danaro in contanti. All'interrogatorio davanti al gip Amelia Primavera hanno partecipato tutti i sostituti del pool che si occupa dell'inchiesta coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco – i pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock – e i legali dei due indagati, Alessandro Diddi e Ivan Filippelli. La posizione di Tarantini è in pratica «sintetizzata» nelle 14 pagine del memoriale: l'appannaggio di 20 mila euro mensili ricevuti per il tramite di Valter Lavitola (il direttore dell'Avanti, ora all'estero, destinatario di un ordinanza di custodia) fu un atto di «liberalità» del premier; il danaro era ritirato dalla moglie, Angela Devenuto, presso gli uffici dello stesso Lavitola in via del Corso.

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