Mercoledì l'autopsia dell'autista
Un amico: «Urtato, era caduto»

«Mi hanno urtato, sono caduto e ho picchiato la testa». Lo aveva confidato a un amico sabato notte, poche ore prima di morire, Cosimo Mele, l'autista di 56 anni trovato senza vita nella sua casa di via delle Rose a Zingonia di Verdellino.

«Mi hanno urtato, sono caduto e ho picchiato la testa». Lo aveva confidato a un amico sabato notte, poche ore prima di morire, Cosimo Mele, l'autista di 56 anni trovato senza vita nella sua casa di via delle Rose a Zingonia di Verdellino.

Una caduta che sarebbe avvenuta all'ingresso di un bar di Osio Sotto, dove Mele aveva trascorso le sue ultime ore di vita alla «serata bianca». Sono forse state le conseguenze di quella caduta a causarne la morte? La risposta si avrà mercoledì 27 luglio: agli Ospedali Riuniti di Bergamo è infatti in programma l'autopsia sul corpo del cinquantaseienne.

L'esame chiarirà se i lividi su viso e braccio sinistro e gli altri segni sospetti sul corpo (la ferita alla testa e l'unghia del mignolo della mano sinistra rotta) possano essere compatibili con la caduta e soprattutto se proprio la caduta e non, per esempio, un'aggressione, possa avere provocato, qualche ora più tardi, la morte.

Alle 0,38 Mele aveva accompagnato a casa i due figli minori, Cristian e Loris, poi era subito di nuovo uscito: dagli accertamenti dei carabinieri di Treviglio il cinquantaseienne sarebbe tornato proprio a Osio Sotto e lì, correndo fuori da un bar perché pioveva, si sarebbe scontrato, pare in maniera del tutto accidentale, con un altro uomo a piedi. Cadendo, avrebbe picchiato la testa. Poi sarebbe tornato a casa, dove è arrivato all'1,48, come registrato dalle telecamere della villetta.

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