Delitto Grumello, la difesa chiede 27 anni per Caldara

Ventisette anni per Pierino Caldara, presunto esecutore materiale dell’omicidio, e ventitré anni per Claudio Micheli, colui che, secondo l’accusa avrebbe accompagnato l’omicida a compiere il delitto. Sono queste le richieste del pubblico ministero Carmen Pugliese per il delitto di Fabio Belotti, commercialista di 41 anni, ucciso con tre colpi di pistola la sera del 21 ottobre 1999 davanti al cancello della sua abitazione.

Dell’omicidio di Grumello sono infatti imputati Pierino Caldara e Claudio Micheli: il primo - 41 anni, di Chiuduno - marito geloso che avrebbe sparato per vendicarsi di una presunta relazione tra la moglie e il professionista; il secondo - 37 anni, di Gandino, compagno fedele di Caldara - lo avrebbe accompagnato in quella che doveva essere, nelle intenzioni, una spedizione punitiva ma che è degenerata in omicidio.

Le richieste del pm arrivano questa mattina dopo che si è svolto il confronto tra Luca Zenoni, il piccolo imprenditore di Leffe, teste chiave dell’accusa, e Luca Poli, quarant’anni di Casnigo, istruttore di scuola guida.

I due danno versioni opposte in merito alle confidenze sull’omicidio di Fabio Belotti: Luca Zenoni è, in sostanza, la persona che accusa gli imputati. Fu lui a fare i loro nomi agli investigatori in relazione al delitto, raccontando di aver saputo dallo stesso Micheli, due giorni dopo l’omicidio, che a sparare fu Caldara, spinto da motivi passionali. E fu sempre Zenoni, successivamente, a riferire agli inquirenti di aver raccontato tutto anche a un amico, Luca Poli, che conosceva dai tempi della scuola e che aveva rivisto per motivi legati alla sua attività all’interno della scuola guida (Poli si occupò anche di una pratica per la fidanzata di Micheli). Quest’ultimo, però, ha sempre negato di aver ricevuto confidenze.

«Era sera se non ricordo male - ha raccontato questa mattina in tribunale Luca Zenoni -. C’era rumore e io e Poli abbiamo parlato dei miei guai, gli ho detto che Micheli mi aveva messo nei guai a Bolzano. Poi gli ho detto che Micheli e un altro avevano fatto fuori uno: gliene ho parlato a grandi linee, non credo mi stesse ascoltando». Una retromarcia, almeno parziale, rispetto le precedenti dichiarazioni dove il teste chiave dichiarava con sicurezza di aver spiegato all’amico Poli i fatti. Quest’ultimo è rimasto invece sulla sua posizione: «Quella sera Zenoni mi aveva parlato dei suoi problemi, soprattutto finanziari. Non ricordo che mi abbia detto nulla sull’omicidio».

Ora la parola passa alla difesa con due udienze, in programma mercoledì 26 e venerdì 28 maggio.

(21/05/2004)

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