Strage di Verona, oggi l’autopsia Domani i funerali dei due poliziotti

È stato conferito oggi dal pm scaligero Fabrizio Celenza l’incarico per l’autopsia sui corpi delle quattro persone morte nel conflitto a fuoco di ieri mattina a Verona, tra cui due agenti della questura veronese, una immigrata ucraina e il detective privato bergamasco Andrea Arrigoni. L’incarico è stato affidato al dottor Antonio Riccò, medico legale all’ospedale Borgo Roma di Verona. Gli esami autoptici dovrebbero concludersi intorno alle 14.

Frattanto in Questura a Verona si sta allestendo nell’Aula Magna la Camera ardente per i due agenti, Davide Turazza e Giuseppe Cimarrusti, che rimarrà aperta fino alle 11 di domani quando verranno celebrati i funerali, previsti alle 11.30. I feretri di Turazza e Cimarrusti saranno portati alla basilica di San Zeno per il funerale che sarà celebrato dal vescovo di Verona. Sarà un funerale solenne al quale è prevista la presenza del ministro dell’interno Giuseppe Pisanu e il capo della polizia Gianni De Gennaro. Domani sarà anche giorno di lutto cittadino per la città di Verona.

LA VICENDA - La tragedia si è consumata nella notte tra domenica e lunedì alle porte di Verona: hanno perso la vita due agenti di polizia, ma anche una giovane donna ucraina, Galyna Shafranek di 29 anni, e un investigatore privato bergamasco, Andrea Arrigoni, 36 anni, di Osio Sotto. La sparatoria è avvenuta nel piazzale di una concessionaria di caravan che si trova a lato della statale «bresciana», proprio in corrispondenza del segnale stradale che indica l’inizio del territorio di Verona. I due agenti coinvolti nella vicenda sono Giuseppe Cimarrusti, 26 anni, originario della Puglia, e Davide Turazza, 36 anni, spostato, padre di due figli e fratello di Massimiliano, agente ucciso nell’ottobre del 1994 in provincia di Verona da un rapinatore in fuga dopo l’assalto ad una banca.

La RICOSTRUZIONE - Secondo le prime ricostruzioni, Arrigoni si trovava sulla sua Panda 4x4 e aveva probabilmente già ucciso la giovane immigrata, prima di fare fuoco sugli agenti. La volante «Brescia» potrebbe aver notato qualche movimento sospetto nei pressi della Panda, o forse, più probabilmente, la sagoma di un corpo a terra. Per questo motivo si sarebbe avvicinata all’utilitaria.


Il loro servizio di pattuglia alla periferia di Verona era iniziato a mezzanotte e sarebbe dovuto concludersi alle 7 del mattino. Percorrendo la statale che unisce Verona a Brescia, conosciuta come strada «bresciana», i due agenti, a bordo della Fiat Marea con Giuseppe Cimarrusti alla guida, avrebbero notato sotto il cartello stradale che indica l’inizio della città di Verona la Fiat Panda 4x4 parcheggiata nel piazzale della concessionaria di autocaravan.

I due poliziotti probabilmente si sono allarmati notando o una lite tra due persone o, più probabilmente, un corpo riverso sull’asfalto, forse quello della giovane prostituta ucraina. Sempre in base alla ricostruzione fornita dalla Questura, Turazza e Cimarrusti si sarebbero quindi avvicinati con la loro volante alla Panda, inondandola del fascio di luce del faro dell’auto di servizio. La volante si sarebbe poi accostata alla vettura di Arrigoni e i due agenti sarebbero usciti: Cimarrusti aprendo la portiera e creandosi un riparo che però non sarebbe servito ad evitare i colpi, e Turazza allontanandosi dalla volante, come prevedono le norme di intervento della Polizia.

LA SPARATORIA - A quel punto sarebbe scoppiata la sparatoria in cui sono stati esplosi complessivamente trenta colpi. Il primo a sparare sarebbe stato Arrigoni. I poliziotti, pur colti di sorpresa, sono riusciti ad estrarre le pistole e a rispondere al fuoco, uccidendo il bergamasco con una decina di colpi: cinque sul torace, due sul fianco e al bacino, tre invece sulla coscia. Il detective privato è stramazzato a terra, morendo sul colpo, ma prima aveva già scaricato contro i poliziotti tutti i 13 colpi restanti del caricatore della sua Glock 9x21, dopo averne sparati in precedenza tre alla giovane ucraina.

Cimarrusti, ferito, è riuscito comunque a trascinarsi verso la volante, a sedersi al posto di guida e a dare l’allarme alla centrale dicendo: «Conflitto a fuoco, manda l’ambulanza». L’uomo avrebbe indicato anche il nome della concessionaria di autocaravan, senza però riuscire a dire altro, neppure quando, facendo un ennesimo ed ultimo sforzo, avrebbe premuto sul proprio telefonino cellulare il numero del 113.Dalla centrale è scattato l’allarme e immediata è stata l’uscita delle pattuglie e dell’ambulanza che hanno raggiunto il luogo del conflitto a fuoco. Gli agenti hanno trovato Arrigoni ormai privo di vita mentre respiravano ancora la giovane ucraina e i due poliziotti. La donna, colpita da tre proiettili all’addome, è stata portata all’ospedale Borgo Roma. Per tutte e tre le vittime era già stato intanto predisposto all’ospedale Borgo Trento l’intervento chirurgico. La giovane è morta tre ore dopo il ricovero, senza poter dare alcuna indicazione su quanto era accaduto. Turazza è deceduto pochi minuti dopo l’arrivo all’ospedale mentre Cimarrusti due ore più tardi.

LE INDAGINI - Intanto le indagini si fanno sempre più fitte. La vita di Andrea Arrigoni è passata al setaccio dagli investigatori. Sul fronte locale sta lavorando senza sosta la squadra mobile di Bergamo in stretto contatto con i colleghi della «mobile» scaligera, che indaga ininterrottamente dalle 2.24 di ieri, quando sulla strada "bresciana" hanno perso la vita due loro colleghi. Gli investigatori ritengono che Arrigoni conducesse una doppia vita e per questo stanno scavando sulla sua attività, sulle sue amicizie. Fondamentale per gli investigatori è capire per quale motivo si trovasse a Verona, dopo aver lasciato casa intorno alle 23 dell’altro ieri.

Gli accertamenti svolti dalla polizia scientifica sul luogo del conflitto a fuoco non darebbero adito a dubbi su quanto sia accaduto. «Colpi di scena non ci saranno» rileva uno degli investigatori; è certo, sulla base degli esami finora svolti, che Arrigoni avrebbe sparato almeno due colpi con la sua Glock all’ucraina e altri 13 a distanza ravvicinata contro i due agenti, colpendo ognuno di essi cinque volte. I poliziotti, benché feriti mortalmente, hanno risposto al fuoco premendo complessivamente 19 volte il grilletto delle loro pistole d’ordinanza.

Si attendono ora gli esiti dei quattro esami autoptici per fare un quadro più preciso su una vicenda che mostra ancora numerosi punti oscuri. Per questo, la scorsa notte, agenti della mobile hanno sondato gli ambienti della prostituzione e poi, assieme ai colleghi delle volanti hanno battuto la provincia portando in Questura una quindicina di prostitute bianche, con la speranza di acquisire una testimonianza sulla presenza di Arrigoni, non solo in quella ma anche in altre notti. Ma dalle giovani dell’est gli investigatori cercano anche di aver qualche aiuto per sapere qualcosa di più di Galyna Shafranek, 29 anni. Di lei, infatti, gli inquirenti non sanno nulla, nemmeno dove vivesse. Al momento, però non sono ancora emersi elementi che portino un contributo significativo all’inchiesta del pm Fabrizio Celenza.

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(22/02/2004)

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