La lettera: nemmeno nel 2011
Bergamo è tra i siti dell'Unesco

La lettera di Francesco Macario, ex assessore con delega Unesco della Giunta Bruni: l'Unesco ha selezionato 25 nuovi siti che rappresentano un patrimonio per l'umanità. Ci sono due aree d'interesse nuove: la Rete Longobarda e le palafitte alpine. Ma Bergamo non c'è.

L'Unesco ha selezionato 25 nuovi siti che rappresentano un patrimonio per l'umanità. Ora i siti totali sono 936. L'Italia è al primo posto mondiale con 47 aree d'interesse di cui due nuove: la Rete Longobarda e le palafitte alpine.

Ecco di seguito i dieci nuovi siti più significativi.
RETE LONGOBARDA (ITALIA) – Fanno parte del sito sette testimonianze della presenza dei Longobardi in Italia. Tra questi il tempietto di Cividale del Friuli, il complesso di San Salvatore-Santa Giulia a Brescia, il castrum di Castelseprio-Torba. Nell'Italia centrale si trovano invece il Tempietto del Clitunno a Campello e la basilica di San Salvatore a Spoleto, mentre in quella meridionale ci sono la chiesa di Santa Sofia e il Santuario Garganico di San Michele a Monte Sant'Angelo.

PALAFITTE SULLE ALPI (ITALIA, SVIZZERA, AUSTRIA, FRANCIA, GERMANIA E SVOLVENIA) – In tutto 111 luoghi archeologici con resti di palafitte preistoriche costruite tra il 5.000 e il 500 avanti Cristo sulle rive dei laghi, dei fiumi o delle paludi. Cinquantasei di questi siti si trovano in Svizzera, mentre in Italia abbiamo le aree di Fiavé e di Molina di Ledro in Trentino. Bergamo non appare ne tra i nuovi siti ne pare né, a quanto se ne sa, tra quelli proposti per l'anno prossimo.

Intanto del progetto che avevo messo, come assessore, in campo per conto dalla precedente amministrazione (Le fortezze veneziane nel mediterraneo) e che era in predicato di essere proposto all'UNESCO per il 2011 non si sa più nulla. Un'altra occasione platealmente mancata dalla città.

Eppure i criteri dei plurisiti (Rete Longobarda) e dei plurisiti internazionale (Palafitte sulle Alpi) che il progetto di Bergamo anticipava già nel 2007/8, primo a corrispondere a questi criteri, si sta puntualmente dimostrando vincente. Nel 2009 sembrava fatta, poi la vittoria di Tentorio e la delega alla consigliera leghista Frosio Roncalli e il nulla.

Uniche iniziative prese un bando per proporre un logo dell'iniziative (che c'era già) nelle scuole di Bergamo (che proprio non appare di portata internazionale, ma che sa tanto di strapaese) e un convegno di lancio della proposta che è risultato assai confuso nella proposta (si è tornati assurdamente a cincischiare sulla centralità delle mura di Bergamo e sull'unicità di città alta dei colli orobici –sic!).

Al di la della faziosità dell'attuale amministrazione (pur essendo l'assessore con la delega ai rapporti con l'UNESCO della precedente amministrazione, e delegato dalle attuali minoranze comunali a seguire la questione, nemmeno si sono degnati di invitarmi al convegno di presentazione del progetto che avevo predisposto) evidentemente il livello a cui è scaduta la proposta lo sta di fatto affossando mentre altre proposte che assumono i criteri innovativi della proposta iniziale bergamasca ormai vengono avanzati da altri che ci passano davanti.

La cosa appare ancora più grave, infatti a nessuno sfuggirà l'importanza strategica di ottenere l'accredito per Bergamo a sito UNESCO. Non si tratta di uno sfizio culturale, ma di una grossa opportunità economica per la città. Una città che subisce gli 8.000.000 di passeggeri di Orio al Serio che qui spesso passano e basta con i noti strascichi ambientali e sociali, trattenere una quota consistente di questi viaggiatori (spesso turisti) anche grazie al marchio UNESCO è per l'amministrazione un obiettivo strategico.

Non solo per le nuove attività che potrebbero sorgere e le loro positive ricadute occupazionali e economiche, ma anche per incrementare le entrate comunali senza gravare sui cittadini o vendere i gioielli di famiglia. Invece nulla, Orio rimane un problema irrisolto per la città che ne subisce tutte le conseguenze estremamente negative e ne trae minimi vantaggi, e intanto si procede per fare cassa a ipotizzare la cessione di volumi comunali prestigiosi come il palazzo Suardi in piazza Vecchia.

Una scelta che se verrà attuata non solo porterà un danno culturale assurdo alla città, ma al contempo indebolirà la stessa proposta di candidatura UNESCO. Insomma un'altra volta la vista corta di certi amministratori bergamaschi appare palese. Le criticità del bilancio comunale erano prevedibili e previste (anche se certo non nella misura determinata dalle scelte del governo Berlusconi), si erano opportunamente pensati progetti strategici adeguati ad anticipare questa crisi (tra cui quello UNESCO), ma poi nulla è più stato fatto.

E oggi siamo alle pezze che sono peggio dello strappo. Forse i bergamaschi dovrebbero riflettere con più raziocinio sulla qualità e la capacità degli amministratori che si scelgono, e non farsi influenzare dalle solite campagne populiste (ricordiamo le campagne sullo skyline di città alta e i famosi cartelli elettorali leghisti contro la giunta Bruni, gli immigrati, ecc) che poi evidentemente alla fine si rivelano per quello che sono: le stupidaggini propagandistiche di chi non ha altro da dire e nemmeno la capacità ne di proporre ne di fare.

Spiace dirlo ma fuori Bergamo molti incominciano a pensare che in fondo i bergamaschi sono degli allocchi che hanno esattamente l'amministrazione che meritano, ma forse siamo ancora in grado di dimostrare che è vero il contrario.

Francesco Macario
Ex assessore con delega all'UNESCO della giunta Bruni

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