Bergamo, i profughi raccontano:
in Libia caricati a forza sulle navi

Costretti a imbarcarsi dalle coste libiche sui barconi diretti a Lampedusa. È questo il destino che è toccato a moltissimi dei migranti giunti in questi due mesi a Bergamo e provenienti dalla Libia ma originari dell'Africa sub-sahariana.

Costretti a imbarcarsi dalle coste libiche sui barconi diretti a Lampedusa. Riuniti in campi di raccolta per poi partire in gruppi di un centinaio di persone oppure portati direttamente sulle coste dalle forze militari del leader Gheddafi per lasciare il Paese alla volta delle coste italiane. È questo il destino che è toccato a moltissimi dei migranti giunti in questi due mesi a Bergamo e provenienti dalla Libia ma originari dell'Africa sub-sahariana.

Duecentosessanta stranieri in tutto: di molti di loro abbiamo raccolto, grazie alla Caritas diocesana bergamasca, le testimonianze scoprendo una drammatica migrazione forzata verso l'Italia.

«I primi maggio – racconta un ventiduenne del Niger, imbianchino in Libia, tra gli ultimi giunti in città – sono uscito dopo essere rimasto rifugiato in casa con i miei connazionali e sono stato fermato dai militari che mi hanno derubato e portato a forza in un capannone dov'erano ammassati circa 1.200 immigrati come me. Due giorni dopo sono stato condotto al porto e mi hanno costretto a imbarcarmi: prima di salire ho chiesto a un militare se potevo tornare in patria e per tutta risposta mi ha colpito in faccia con il calcio del fucile. Cacciato così dalla Libia, ho poi scoperto di essere arrivato a Lampedusa».

Leggi tutto il loro racconto su L'Eco di Bergamo del 3 luglio

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