Il legale: Paoloni uno scommettitore
ma le sue scommesse erano lecite

«Ha chiarito la sua posizione e per tutta la durata dell'interrogatorio ha tenuto in mano la foto della moglie e della figlia». Sono le dichiarazioni dell'avvocato di Marco Paoloni, Emanuela Di Paolo, al termine dell'interrogatorio dell'ex portiere della Cremonese.

«Ha chiarito la sua posizione e per tutta la durata dell'interrogatorio ha tenuto in mano la foto della moglie e della figlia». Sono le dichiarazioni dell'avvocato di Marco Paoloni, Emanuela Di Paolo, al termine dell'interrogatorio dell'ex portiere della Cremonese.

L'interrogatorio di Paoloni, davanti al procuratore della Repubblica di Cremona, Roberto Di Martino, è durato più di sei ore. «È uno scommettitore accanito ma faceva scommesse lecite - ha continuato il legale -. Non ha collaborato, ha detto che scommetteva e che queste persone gli dicevano che c'erano altri che giocavano sui suoi consigli. È una vittima del suo vizio e accanimento al gioco».

«Lui faceva solo dei pronostici, gli unici contatti erano con Erodiani. Conosce i suoi colleghi, ma non ha mai usato queste conoscenze per truccare partite di calcio. Ha iniziato gradualmente come tutte le persone che hanno una dipendenza».

Il legale però non ha voluto parlare della vicenda del sonnifero Minias, somministrato ai suoi ex compagni della Cremonese nell'intervallo della partita con la Paganese. «Non si è assunto nessuna responsabilità e non so altro».

L'attuale portiere del Benevento avrebbe detto, nel corso del suo interrogatorio, di «non aver mai mosso un dito per far perdere le sue squadre». Paoloni ha raccontato, sostanzialmente, di essere entrato nel giro delle scommesse in quanto indebitato e di aver promesso ai vari indagati di influire sui risultati delle varie partite ma, quando era in campo, di aver dato sempre il meglio di sé.

Paoloni, in t-shirt bianca e pantaloni di foggia militare, è giunto a bordo di un cellulare della polizia penitenziaria. Il calciatore è ritenuto il perno su cui ruotava l'intero sistema di scommesse truccate. L'inchiesta nasce, tra le altre cose, da un episodio che lo vede protagonista: la somministrazione di un tranquillante ai compagni prima del match Cremonese-Paganese del 14 novembre 2010. Da qui prese il via l'inchiesta che ha portato a 16 arresti e 28 indagati a piede libero.

Paoloni, che davanti al gip Guido Salvini si era avvalso della facoltà di non rispondere dopo l'arresto, è accusato di essere stato «costantemente retribuito dal sodalizio nel quale era inserito» e, stando al capo d'imputazione, di aver influito «direttamente sul risultato delle partite combinate alle quali ha partecipato con prestazioni scadenti», oppure di aver avvicinato «giocatori della sua o delle squadre avversarie, o persone alle stesse collegate, o calciatori di altre squadre impegnati nelle partite comunque oggetto delle scommesse, per corromperli ai fini del raggiungimento del risultato voluto».

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