«Un'ora di cammino a piedi scalzi
per chiedere aiuto dopo il fulmine»

«Anche Albertina è stata colpita dal fulmine: per chiedere aiuto è scesa a valle, scalza». Sabina Belingheri, di Colere, racconta cosa è successo dopo la visita alla sorella, scampata alla saetta che sabato ha ucciso Giuseppe Pe, 51 anni.

«Anche Albertina è stata colpita dal fulmine. Si ricorda solo che è svenuta e che quando s'è ripresa, ha provato a scuotere Giuseppe. Ma non dava segni di vita. Il telefonino lì non prendeva e così è scesa a valle a dare l'allarme, scalza e con gli abiti bruciacchiati».

Sabina Belingheri, di Colere, racconta al telefono mentre torna dall'ospedale Niguarda di Milano dopo la visita alla sorella scampata alla saetta che sabato pomeriggio, nei boschi sopra Valcanale di Ardesio, ha ucciso Giuseppe Pe, 50 anni, bresciano di Pian Camuno.

Le condizioni della donna sono migliorate. Le ustioni che ha riportato alle gambe e al braccio sinistro non sono gravi. Albertina Belingheri, che abita a Rovetta col compagno di vita, è trattenuta in ospedale in osservazione. È cosciente e ieri ha raccontato alla sorella che cosa è accaduto.

«Albertina è appassionata di montagna, fa escursioni ogni sabato e domenica - racconta la signora Sabina -. La compagnia di appassionati era composta da Giuseppe, da lei, da una sua amica e da suo cugino. Sabato, però, gli ultimi due avevano dato forfait. Giuseppe e Albertina non avevano invece rinunciato alla camminata in quota».

I due avevano raggiunto il monte Zulino, sopra Valcanale di Ardesio. «Stavano scendendo, quando è scoppiato il temporale», riferisce Sabina Belingheri. Erano le 14,30, Giuseppe e Albertina si trovavano nella pozza di Zulino, a 1.400 metri di quota. È qui che è accaduta la tragedia. «Mia sorella e Giuseppe - continua la signora Sabina - si sono riparati sotto alcune piante. All'improvviso sono stati colpiti dal fulmine. Albertina mi ha raccontato di essere svenuta. Quando si è risvegliata ha trovato lì accanto Giuseppe. Era privo di sensi. Lei ha provato a chiamarlo, a scuoterlo, ma lui non dava segni di vita».

Ha camminato scalza per un'ora Albertina ha capito subito che si trattava di qualcosa di grave. «Ha provato a dare l'allarme col telefonino, ma in quella zona non c'era campo - racconta la sorella -. Così ha deciso di scendere a valle a piedi a chiamare aiuto. Le sue scarpe erano state devastate dalla potenza del fulmine ed era seminuda perché gli abiti erano stati quasi tutti bruciati. È scesa a piedi nudi lungo il sentiero di pietre, ma mi ha detto che non sentiva alcun dolore. Era probabilmente lo spavento e la determinazione di salvare Giuseppe. Ha camminato per quasi un'ora, fin quando non ha raggiunto l'albergo Concorde. È entrata per chiedere aiuto, ma guardando come era conciata i presenti hanno capito subito che era successo qualcosa di molto grave».

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