Delitto di Gorno, Quistini al Gip:
mi hanno insultato, li ho aggrediti

«Mi hanno provocato suonando al citofono, poi mi hanno insultato dicendomi: "Vai via da qui barbone". Non ci ho più visto e li ho aggrediti». Dionisio Quistini così ha riferito al gip, dopo l'omicidio del cognato e il ferimento della sorella.

«Mi hanno provocato tutta notte suonando al mio citofono, poi mi hanno insultato dicendomi: "Vai via da qui barbone". Non ci ho più visto e li ho aggrediti». Dionisio «Nisio» Quistini così ha riferito al gip Patrizia Ingrascì che lo ha interrogato in carcere dopo l'omicidio del cognato Giovanni Benigni, di 78 anni, e il ferimento della sorella Caterina Quistini, di 64 anni a Gorno.

Il giudice non ha convalidato il fermo per mancanza del pericolo di fuga, ma il Quistini resta in ogni caso in carcere. Difeso dagli avvocati Gianluca Quadri e Angelo Capelli, l'uomo ha risposto alle domande del gip.

Tra i coniugi e Dionisio Quistini i rapporti erano tesissimi da parecchi anni. «Durante la notte - ha detto «Nisio» - i due hanno continuato a suonare al campanello e al citofono. Prima ho evitato di rispondere ma quando sono passati ad insultarmi dandomi del barbone e invitandomi ad andare via allora li ho aggrediti».

Il cognato è poi morto, Caterina Quistini ha invece riportato lesioni molto gravi alla testa ed è stata operata per circa due ore agli Ospedali Riuniti di Bergamo: il neurochirurgo ha ricomposto e ripulito le fratture e il quadro clinico si sarebbe rivelato meno drammatico di quanto si temeva all'inizio. La pensionata è stata ricoverata nel reparto di rianimazione del reparto di Neurochirurgia, si è risvegliata ed è cosciente: i medici continuano a mantenere riservata la prognosi, ma sono moderatamente fiduciosi su un possibile recupero.



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