Cronaca
Domenica 17 Aprile 2011
Micro killer che divora le palme
È scattato l'allarme a Bergamo
L'infestazione da punteruolo rosso ha già divorato 30 mila piante dalla Sicilia fino al Molise. Molto presto arriverà anche in Lombardia e, se non si troverà la cura, le palme di via Carducci o del parco Marenzi presenti in città scompariranno per sempre.
L'infestazione da punteruolo rosso ha già divorato 30 mila piante dalla Sicilia fino al Molise. Molto presto arriverà anche in Lombardia e, se non si troverà la cura, le palme di via Carducci o del parco Marenzi presenti in città non solo saranno da abbattere, ma scompariranno per sempre.
C'è grande preoccupazione anche a Bergamo per la devastazione del patrimonio di alberi creata dal Rhynchophorus ferrugineus conosciuto come punteruolo rosso della palma. Il killer spietato - un coleottero curculionide originario dall'Asia - è in grado d'intrufolarsi nelle palme attraverso un taglio e di succhiarne la linfa.
Rinserrandosi nel tronco si riproduce alla velocità di trecento uova che dopo solo tre giorni si trasformano in larve capaci di scavare tunnel micidiali. Dopo nemmeno un mese, quando le larve sono già diventate adulte, la pianta è già spacciata.
La prima segnalazione in Italia è del 2004. Secondo gli studiosi entro il 2015 se il parassita non verrà fermato porterà all'estinzione delle palme nella città di Roma. Già oggi nella capitale una delle cinque piante di piazza di Spagna è condannata a morte.
La malattia irreversibile che colpisce le palme di tutta Italia allarma Gabriele Rinaldi direttore dell'orto botanico di Bergamo: «Se non si trova una soluzione - spiega - anche l'aspetto dei nostri paesaggi cambierà per sempre. Negli ultimi anni si è provato di tutto per combattere il parassita. Purtroppo né prodotti chimici, né immissione di organismi e farmaci hanno dato risultati concreti. Finora in tutta la Bergamasca non è giunta alcuna segnalazione di palma malata, ma l'attenzione al problema è molto alta anche perché tutto la nostra zona è ricca di piante secolari».
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