Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 21 Marzo 2011
«Monumento all'Italia delle autonomie»
Napolitano inaugura Palazzo Lombardia
«Palazzo Lombardia è certamente una sede istituzionale e un luogo di lavoro di straordinaria funzionalità e modernità, ma è anche un monumento all'Italia delle autonomie». Sono parole del capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
«Palazzo Lombardia è certamente una sede istituzionale e un luogo di lavoro di straordinaria funzionalità e modernità, ma è anche un monumento all'Italia delle autonomie». Sono parole del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha evidenziato la «significativa coincidenza tra l'inaugurazione dell'edificio regionale e le celebrazioni del 150° dell'Italia unita».
A Palazzo Lombardia Napolitano è stato accolto lunedì 21 marzo dal presidente Roberto Formigoni, con il quale si è intrattenuto per 20 minuti a colloquio privato nell'ufficio al 35° piano, poi è salito al belvedere del 39° (dove ha ricevuto le chiavi simboliche del Palazzo) per entrare infine nella Piazza Città di Lombardia, la grande piazza coperta, gremita di dipendenti regionali e di autorità, per la cerimonia dell'inaugurazione, aperta dalle note dell'Inno di Mameli.
Erano presenti numerose personalità istituzionali, politiche, militari e civili: il vicepresidente Andrea Gibelli, gli assessori della Giunta regionale, i consiglieri regionali con il loro presidente Davide Boni, i vicepresidenti di Camera e Senato, Maurizio Lupi e Rosy Mauro, il prefetto Lombardi, i presidenti di Provincia, il sindaco di Milano Letizia Moratti, centinaia di sindaci in fascia tricolore, figure di spicco dell'economia, vertici delle forze dell'ordine. Il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, ha impartito la benedizione e commentato il passo delle lettere di San Paolo (la prima ai Corinti, cap. 12) dove si parla di comunità, che, analogamente al corpo, «ha diverse membra ma è una sola», per dire che «le specificità devono tendere al bene comune».
A fare gli onori di casa, insieme al presidente Formigoni, il segretario generale Nicola Sanese e il sottosegretario alla Presidenza Paolo Alli.
L'OPERA COMPLETATA - E' questa la seconda visita del presidente Napolitano alla nuova sede della Regione. La prima volta fu il 6 dicembre del 2007, a lavori appena iniziati, quando, dove ora sorgono gli edifici curvilinei di vetro e la torre di 161 metri, c'era solo un enorme scavo. Lo ha ricordato Formigoni nel suo intervento, in cui ha espresso a Napolitano «la gioia e la commozione» per la sua presenza, insieme all'«orgoglio di mostrare al capo dello Stato questa grande opera completata», «intitolata 'Palazzo Lombardia' dall'esito di un sondaggio web di 100.000 persone», «edificio di governo concepito e commissionato perché parlasse di noi, della comunità lombarda, dei nostri territori, delle nostre città, della nostra concezione della vita, del lavoro e della società civile».
I progettisti (Pei, Cobb, Fried & partner) studiarono e fotografarono ogni angolo della Lombardia, per «appropriarsi delle sue specificità, le acque, le foreste, il verde, le città, e trasmetterle nell'edificio e nelle sue forme».
MODELLO DI GOVERNO - Formigoni ha anche sottolineato che Palazzo Lombardia «affianca e dialoga con il Pirelli» (che rimane patrimonio della Regione e sarà utilizzato soprattutto per il Consiglio), «con la sua trasparenza vuole esprimere un'idea di governo sussidiario e non sovrastante la società», è «l'unico che raggruppa insieme tutte le funzioni di una pubblica amministrazione, a beneficio di cittadini e imprese», ha impianti ecologicamente all'avanguardia a emissioni zero, e tra breve ospiterà servizi e funzioni aperte al pubblico, creando vita 24 ore al giorno ed evitando «il rischio dopo le ore di ufficio di un luogo deserto e magari pericoloso», come è stato per vari grattacieli pubblici nel mondo.
FEDERALISMO - Ma anche un altro «grazie» ha espresso il presidente della Lombardia al capo dello Stato, il «grazie forte e sentito per il modo straordinario con cui esprime il sentimento dei nostri cittadini e delle nostre comunità, ricordando l'appartenenza e la figliolanza rispetto alla grande patria che è l'Italia». «Grazie - sono ancora parole di Formigoni - per aver sempre sottolineato che l'appartenenza alla nazione si accompagna bene con i sentimenti che ognuno di noi prova verso la sua città, la sua regione, il luogo dove è nato, vive e lavora». «Con questi sentimenti - ha concluso Formigoni - guardiamo al futuro consapevoli delle difficoltà ma anche forti della tenacia di tanti nostri giovani, cittadini, imprenditori desiderosi di costruire e di competere nel mondo».
Consapevoli della necessità anche di cambiare l'assetto del nostro Paese: «Abbiamo vissuto i primi 150 anni di un'unità d'Italia con la forma centralista, oggi questa forma appare superata. Ed è il federalismo la nuova forma dell'unità italiana».
UNITA' E AUTONOMIE - Il capo dello Stato ha dunque preso le mosse dalla definizione data a Palazzo Lombardia di «monumento all'Italia delle autonomie», per sottolineare che l'«Italia delle autonomie» è «un'opera iniziata dai Costituenti, che non possiamo non completare» con la piena e giusta attuazione della riforma del Titolo V. Napolitano ha citato l'art. 5 della Costituzione, che «sancisce insieme l'unità inscindibile dell'Italia e la promozione delle autonomie» (comunali, locali, regionali) e ha ricordato che dovettero passare 22 anni perché si istituissero le Regioni, nel 1970, per arrivare ora alla «riforma del Titolo per una svolta più federalista».
«Non possiamo concederci il lusso - ha detto - di non completare l'opera: portare a termine, con il massimo di condivisione, l'attuazione del nuovo Titolo V, trovando tutte le necessarie strade di equilibrio e di piena corrispondenza tra ruolo delle istituzioni nazionali, in particolare il Parlamento (da riformare in conseguenza di questo processo) e quello di Regioni, Province e Comuni».
Concetto scritto da Napolitano di suo pugno sul libro degli ospiti al 39° piano: «Inaugurare questa nuova sede di Regione Lombardia nei giorni del 150° della nascita del nostro Stato vale a consolidare il legame profondo tra le autonomie nella loro evoluzione federalista e la rinnovata unità nazionale».
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