Cronaca
Mercoledì 09 Marzo 2011
Mazzette per frodare l'Inail
Ora risarcirà oltre un milione
Dovrà risarcire un milione e 300 mila euro all'Inail l'ex dipendente accusato di intascare mazzette in cambio della manipolazione dati grazie alla quale alcune imprese edili versavano all'ente meno contributi. Lo ha deciso la Corte dei conti nei confronti di Leonardo Giancola.
Dovrà risarcire un milione e 300 mila euro all'Inail l'ex dipendente accusato di intascare mazzette in cambio della manipolazione dati grazie alla quale alcune imprese edili versavano all'ente meno contributi. Lo ha deciso la Corte dei conti nei confronti di Leonardo Giancola, 48 anni, già addetto all'area premi dell'Inail di Bergamo, che in primo grado era stato condannato a quattro anni nell'ambito di un processo con altri imputati accusati a vario titolo di truffa, falso e corruzione.
In appello i reati erano andati prescritti, ma non i risarcimenti in sede civile che erano rimasti validi per gli episodi successivi al 1998. Secondo l'accusa, Giancola, con il concorso di alcuni impresari edili e del consulente del lavoro Diego Pedroni, avrebbe introdotto nell'archivio informatico dell'Inail dei dati falsi, in merito all'importo delle retribuzioni dei dipendneti ai fini dell'autoliquidazione dei premi da parte delle imprese soggette all'assicurazione infortuni.
Dati truccati per consentire alle aziende di versare meno contributi. Gli episodi contestati sarebbero accaduti dal 1997 al 2000 e avrebbero consentito a Giancola di intascare tangenti per 120 milioni di vecchie lire. Dal processo di primo grado era emerso, per ammissione dello stesso Giancola, che il dipendente Inail riceveva da Pedroni o dalle stesse imprese due copie di modelli 10/SM.
Una conteneva i dati retributivi corretti, sui quali si sarebbe dovuto calcolare l'effettivo ammontare dei contributi di legge; tale copia veniva restituita all'impresa con il relativo timbro allo scopo di essere esibita in caso di ispezioni.
L'altra copia era quella «taroccata»: qui comparivano i dati che, inseriti nell'archivio informatico dell'Inail, dovevano consentire di arrivare a imponibili nettamente inferiori. Questo modello poi veniva fatto sparire e sostituito con la copia cartacea in possesso dell'impresa, coscicché si potevano fugare dubbi di discrasie in caso di controlli incrociati. La Corte dei conti ha concluso che da questo comportamento è derivato all'Inail un «danno di rilevante entità». Specificatamente: un danno patrimoniale diretto di un milione, 227 mila e 213,23 euro dovuto alla differenza tra il premio pagato e quello effettivo.
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