Case popolari, si cambia
Basta con gli affitti «ereditari»

Si cambia aria nell'edilizia residenziale pubblica in Lombardia: alt ai ghetti, contratti regolari, case per il periodo di bisogno e non per sempre, ampiezza degli alloggi proporzionata al numero di persone che ci vivono.

Si cambia aria nell'edilizia residenziale pubblica in Lombardia: alt ai ghetti, contratti regolari, case per il periodo di bisogno e non per sempre, ampiezza degli alloggi proporzionata al numero di persone che ci vivono.

Ne ha parlato l'assessore regionale alla Casa Domenico Zambetti durante la tappa bergamasca, nella sede territoriale della Regione in via XX Settembre, del viaggio che il suo assessorato sta compiendo in tutti i capoluoghi lombardi per ascoltare i territori sul tema casa. Presenti anche gli assessori regionali Marcello Raimondi (Ambiente, Energia e Reti) e Daniele Belotti (Territorio e Urbanistica), l'assessore provinciale Enrico Piccinelli, l'assessore alle Politiche della casa del Comune di Bergamo Tommaso D'Aloia, il presidente dell'Aler di Bergamo Narno Poli e monsignor Maurizio Gervasoni, presidente della Caritas di Bergamo e delegato vescovile.

L'assessore ha richiamato le proposte di modifica al regolamento regionale vigente, che disciplina gli accessi all'Edilizia residenziale pubblica, discusse e approvate da tutte le organizzazioni: i sindacati Cgil, Cisl e Uil, Sunia, Sicet, Uniat, Unione degli inquilini, Conia; dall'Anci e Federcasa. L'obiettivo è favorire nei quartieri un mix di residenti equilibrato dal punto di vista sociale e demografico, facilitare la rotazione degli alloggi (diversi per canone e spazi) sia fra chi è già assegnatario, sia per ottimizzare le disponibilità. Le proposte condivise saranno ora sottoposte all'esame della Giunta regionale e del Consiglio.

A Bergamo sono 8.000 gli alloggi e 17.000 gli inquilini che vivono in case di proprietà pubblica, mentre gli appartamenti realmente sfitti sono solo 18 (tutti sottoposti a manutenzione), mentre un centinaio - ha detto il presidente Aler - sono già nelle disponibilità dei Comuni.

Per l'edilizia pubblica si va verso meno edificazioni nuove e più recupero del patrimonio storico, costruito in aree di maggior pregio. La riqualificazione terrà conto anche dei mutamenti sociali e demografici (anziani soli, studenti, mobilità del lavoro, famiglie monoparentali) sia nell'abbattimento della barriere architettoniche sia nella gestione degli immobili.

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