Libia, slitta rientro bergamaschi
Le suore ad Al Beida stanno bene

Sono undici gli operai bergamaschi dipendenti delle società Ferretti International di Dalmine e Somin Montaggi Industriali di Cologno al Serio, che sarebbero dovuti rientrare martedì, ma che sono rimasti nuovamente bloccati in Libia a causa dei disordini.

Sono undici gli operai bergamaschi dipendenti delle società Ferretti International di Dalmine e Somin Montaggi Industriali di Cologno al Serio, che sarebbero dovuti rientrare martedì sera 22 febbraio con un C130 dell'Aeronautica Militare italiana, ma che sono rimasti nuovamente bloccati in Libia a causa dei disordini. Le due aziende bergamasche hanno istituito all'interno delle proprie strutture delle vere e proprie unità di crisi per rimanere costantemente in collegamento con le maestranze che si trovano nei pressi della città di Misurata, a circa due ore e mezzo di macchina da Tripoli.

«La situazione è precipitata di fatto dalla giornata di domenica - spiega Renato Bissa, titolare della Somin di Cologno al Serio -. Ovviamente, appena abbiamo appreso dai mezzi di comunicazione dei primi focolai della rivolta, ci siamo immediatamente messi in contatto con i nostri responsabili. La situazione al campo di Misurata dove erano alloggiate circa 800 persone è abbastanza tranquilla, e la fortuna sta nel fatto che a circa 5 km vi è un aeroporto militare adatto a far atterrare gli aerei che avrebbero dovuto riportare in patria i nostri».

«Dopo una serie di rinvii, dapprima motivati da un'inagibilità della pista, e poi a quanto pare da un'occupazione, i voli sono stati spostati a domani (oggi, ndr). L'unico modo che ci è rimasto di comunicare con i nostri collaboratori è via sms inviati con cellulari italiani oppure con Skype. Da lunedì alcuni cellulari aziendali della nostra sede di Cologno al Serio sono accesi nelle 24 ore per avere sempre notizie aggiornate».

La situazione è costantemente monitorata anche dal Gruppo Ferretti International di Dalmine che ha invece allestito un vero e proprio ufficio stabilmente in contatto via Skype e che con cadenza oraria ottiene aggiornamenti dalla Libia.

«Premetto - spiega il direttore generale del Gruppo Ferretti, Salvatore Orlando - che la situazione, ancorché grave e delicata, è stata sino ad ora gestita molto bene sia dal nostro personale in sede a Dalmine e in Libia sia dai nostri Ministeri degli Esteri e della Difesa. L'unità di crisi ha predisposto un aereo militare che in serata avrebbe dovuto prelevare le nostre persone dall'aeroporto di Misurata, località a circa 180 km da Tripoli e dove abbiamo i nostri cantieri».

«Purtroppo - spiega il direttore generale del Gruppo Ferretti - la pista dell'aeroporto nelle ore immediatamente precedenti il previsto atterraggio dell'aeromobile è stata resa inagibile, così il C130 è rientrato in Italia. L'unità di crisi della Farnesina, con cui siamo in contatto 24 ore su 24, ci ha assicurato che tenteranno di riprovare non appena avranno il via libera da coloro che al momento presidiano l'aeroporto di Misurata oppure esploreranno altre opzioni che sono allo studio».

La situazione a Misurata - spiega Orlando - , stando alle notizie che arrivano via mail e skype dal nostro personale, sono di calma e non vi sono episodi di violenza. Tuttavia non saremo tranquilli sino a quando non saranno rientrati tutti».

«Chiediamo una preghiera per questo popolo, per tutti, perché tutti possano vivere in pace»: è un appello accorato quello lanciato martedì sera da suor Emmanuela Magni, originaria di Calusco D'Adda, della congregazione delle Suore Orsoline del Sacro cuore di Gesù del convento di Asola in provincia di Mantova, raggiunta telefonicamente in Libia presso l'ospedale dove lavora situato nella città di Al Beida, a est di Bengasi.

Suor Emmanuela, 66 anni, in missione in Libia da due, è impegnata con la consorella Francesca Coter, originaria di San Paolo, 60 anni e da tredici in Libia, nella cura dei malati e feriti presso la struttura ospedaliera di Al Beida, terza città del Paese. Delle due religiose bergamasche da alcuni giorni in Italia non si avevano più notizie e questo aveva suscitato apprensione, anche alla luce della drammatica situazione che sta attraversando il Paese.

«In realtà – sottolinea suor Emmanuela – stiamo tutti bene, anche suor Francesca Coter: non siamo riuscite ad avere contatti perché erano state interrotte le comunicazioni sia via telefono sia via computer. Finalmente martedì sono stati ripristinati i collegamenti: per il momento, possiamo solo ricevere e non telefonare. In giornata siamo state contattate dall'Italia».

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