Cronaca
Giovedì 17 Ottobre 2002
Troppi cantieri, pochi operai le imprese non stanno al passo
Le ditte gareggiano e si aggiudicano gli appalti ma non trovano sufficiente manodopera per far partire i lavori
Opere pubbliche a go-go. Milioni di euro per realizzare strade, rotatorie, svincoli, varianti da sempre rivendicati dalle amministrazioni comunali, senza trascurare la grande viabilità: il territorio provinciale è oggetto di progetti presto realizzabili e di interventi già in corso d’opera. Tutto bene, dunque, tutto come desiderato? Non proprio. Il grido d’allarme lo lancia l’assessore provinciale che in via Tasso si occupa di strade, Valter Milesi, ma è un grido immediatamente raccolto e rilanciato dal presidente dell’Aceb, Giulio Pandini. «Le imprese sono in difficoltà: partecipano alle gare d’appalto, le vincono e poi non fanno partire i lavori». Perché? domandiamo attoniti. «Perché non hanno gli uomini, e quelli che hanno sono già impegnati in lavori precedentemente assegnati - racconta Valter Milesi -. Loro, le ditte, tendono ugualmente a gareggiare e a prendersi l’appalto, magari paventando tempi di vacche magre. Ma, al momento del dunque, non sono pronte a far partire i lavori».
E a questo punto tutto s’intasa, gli interventi non iniziano al momento stabilito, nonostante ci sia il progetto esecutivo, nonostante ci siano i finanziamenti. Tutto viene rinviato. «Certo - prosegue l’assessore di via Tasso - con la legge Merloni attualmente in vigore, passa del tempo prima che possiamo assegnare di nuovo i lavori all’impresa che era arrivata seconda alla gara d’appalto. C’è tutto un sistema di procedure che dura almeno quarantacinque giorni, poi si può passare alla risoluzione del contratto e a una nuova aggiudicazione. Capite però che così facendo si accumulano ritardi spaventosi, proprio adesso che si dovrebbe procedere a passi di gigante».
È preoccupato l’assessore Milesi, e intende affrontare l’argomento, ufficialmente, con l’Associazione dei costruttori edili, per cercare una soluzione. Ma è preoccupato, e seriamente, anche il presidente dell’Aceb, Giulio Pandini che già qualche mese fa aveva sottolineato il problema. «Il problema è uno solo: manca manodopera in questo settore».
Sembra quasi una beffa, c’è il lavoro e non ci sono i lavoratori. «È proprio così: è vero che la terra bergamasca dal dopoguerra in poi ha sempre o quasi registrato la piena occupazione, ma oggi siamo, paradossalmente, per il settore delle costruzioni a un passo dalla crisi. Tira il mercato della casa e dell’edilizia privata, tira di conseguenza, ma stavolta anche più del solito, anche il mercato delle opere pubbliche. Invece di gioire, noi siamo alle prese con seri problemi di personale».
Il fatto è che «dobbiamo registrare un netto calo delle "vocazioni". I ragazzi non vogliono più fare i muratori. Devo dire che chi decide di seguire questa strada lo fa con più motivazioni, come ci dimostrano gli iscritti alle nostre scuole edili. Ma sta di fatto che un patrimonio, una tradizione che era tutta nostra, tutta bergamasca, si sta perdendo piano piano».
L’Aceb sta cercando una risposta a questa carenza: il dieci per cento dei lavoratori del settore sono già stranieri e intanto sono stati stabiliti contatti con il Senegal, il Malawi, e anche con i Paesi dell’est per selezionare e preparare in patria chi eventualmente desidera venire a Bergamo e dintorni a lavorare.
Va anche detto che è comprensibile l’atteggiamento delle imprese che cercano comunque di accaparrarsi le opere sul tappeto. Il fatto è che si intravede l’ombra della crisi economico-industriale. «I tempi dell’edilizia - evidenzia Giulio Pandini - sono sfasati rispetto a quelli dell’industria tout court: noi abbiamo il boom quando questo è già stato vissuto dall’industria e così anche le crisi seguono dopo un po’».
Quindi il timore di tempi difficili è reale e in prospettiva concreto, anche se il settore delle costruzioni sta oggi attraversando una fase felice. Felice sì, ma con un rovescio della medaglia che desta qualche preoccupazione.
Da L’Eco di Bergamo del 17/10/2002
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