La Regione torna all’attaccoCaminetti «nemici» dell’aria

La decisione della Regione di limitare l’uso di stufe a legna e caminetti nelle aree critiche per far fronte all’emergenza ambientale determinata dall’inquinamento da polveri sottili, ha provocato tante obiezioni da diverse parti, nella convizione che la legna, combustibile per eccellenza, scalda, non inquina, si rinnova e fa risparmiare. Le obiezioni sono state raccolte tra l’altro anche in una intera pagina di pubblicità di un quotidiano e la Regione, con una apposita nota, è tornata a spiegare le ragioni del proprio provvedimento.Per la Regione la legna inquina eccome. A meno che sia «correttamente bruciata», cosa che «non accade affatto e non può accadere nei normali caminetti e nelle stufe domestiche». La Nota regionale porta i dati: «Un fatto è inoppugnabile: il 22% del PM10 primario in Lombardia proviene dalla combustione della legna (3 milioni di tonnellate all’anno). E il PM10, le cosiddette polveri sottili, fanno malissimo all’aria e a chi la respira perché come noto penetrano sin nei bronchi e nei polmoni e sono causa di malattie respiratorie gravi, specie in soggetti anziani e nei bambini e anche di conseguenti decessi». La Regione cita «studi scientifici recentissimi» e qualificati e aggiunge: «Alla luce dei risultati ottenuti da tali studi oltre che degli avanzatissimi sistemi di rilevazione degli inquinanti atmosferici di cui la Lombardia dispone, è stato possibile appunto aggiornare l’inventario regionale delle emissioni (INEMAR), gestito da ARPA in collaborazione con valenti studiosi quali A. Ballarin Denti (Università di Brescia; Fondazione Lombardia per l’Ambiente), M. Giuliani e S. Caserini (Politecnico di Milano). L’inventario dice che oltre un quinto del PM10 proviene dalla legna».Non solo: la Regione porta a conferma anche il documento dell’Ufficio della Protezione dell’Aria del Dipartimento di Bellinzona (Canton Ticino) «Strategia di lotta allo smog invernale a Sud delle Alpi», da cui discende come uno dei possibili interventi a maggior impatto e attuabili nel breve la «proibizione di bruciare legna (tranne riscaldamento primario)». Il rapporto Svizzero parla di «incidenza relativamente alta della combustione della legna nell’inquinamento invernale» e chiede norme per ridurlo.La nota della Regione considera anche il rapporto tra quantità di inquinanti emessi e tipo di combustione della legna. E precisa: «La quantità di inquinanti prodotta dalla combustione della legna (a parità di energia erogata) è certamente dipendente dalla tipologia di impianti (caminetti, stufe tradizionali, stufe catalitiche, impianti a cippato…) e sopratutto dal sistema di abbattimento degli effluenti installato. Nei normali impianti domestici la combustione della legna inquina l’aria 10-20 volte più del gasolio e 100 volte più del metano. Per quanto paradossale possa apparire, pochi caminetti emettono certe classi di inquinanti in quantità maggiori di un impianto industriale a biomasse (legna) che eroga una potenza anche mille volte maggiore». Il caminetto tradizionale sarebbe dunque un vero nemico dell’aria. Per questo - conclude la nota della Regione - è stato chiesto «di tenerlo spento: non dovunque, ma solo nelle aree critiche; non in eterno, ma sino al 31 marzo; e non a tutti i costi, ma solo nelle abitazioni che hanno un altro tipo di riscaldamento».(17/02/2006)

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