Almè, chiesto il processo
per l'omicida di Lauretta Mazzola

Il pm Franco Bettini ha chiesto il rinvio a giudizio per Ettore Ferrari, l'operaio di 55 anni, di Almè, accusato di aver ucciso Lauretta Mazzola, 46 anni, di Azzonica di Sorisole, cugina di sua moglie, colpendola con un paio di forbici.

Il pm Franco Bettini ha chiesto il rinvio a giudizio per Ettore Ferrari, l'operaio di 55 anni, di Almè, accusato di aver ucciso Lauretta Mazzola, 46 anni, di Azzonica di Sorisole, cugina di sua moglie, colpendola con un paio di forbici.

Ieri il fascicolo è approdato davanti al giudice dell'udienza preliminare Bianca Maria Bianchi, che ha subito rinviato l'udienza all'11 gennaio prossimo. Il difensore dell'omicida, l'avvocato Ettore Tacchini, ha infatti presentato una richiesta di rito abbreviato subordinata all'acquisizione di una trascrizione di un messaggino telefonico tra la vittima e l'assassino.

Ma ieri il pm Bettini non era presente (era sostituito da una collega) e così il giudice preliminare ha pensato bene di aggiornare l'udienza, perché possa o meno prestare il consenso all'istanza dopo aver sentito anche il parere del titolare dell'indagine.

L'omicidio si era consumato il 15 marzo scorso ad Almè. Il cinquantacinquenne aveva colpito la donna, poi aveva ingerito un mix di farmaci e psicofarmaci (in particolare barbiturici) ed era entrato in coma. Col passare dei giorni le sue condizioni erano andate migliorando ed era stato dimesso dall'ospedale.

L'episodio era accaduto attorno alle 14,40. L'operaio della «Rulli Rulmeca Spa» di Almè aveva sferrato 13 colpi di forbici (tre dei quali mortali) a Lauretta Mazzola, mentre si trovava solo con lei nell'appartamento al pianterreno di via Borghetto 2, in centro ad Almè, dove Ferrari viveva con la moglie e uno dei tre figli. Dopo aver pulito il sangue, l'operaio aveva ingerito 20 blister di farmaci e barbiturici, perdendo conoscenza. A scoprire il delitto e il padre svenuto era stato il figlio Fabio attorno alle 18,20. Pare che tra l'operaio e la cugina della moglie ci fosse una relazione sentimentale. Sul tavolo della cucina dell'appartamento i carabinieri avevano infatti trovato due biglietti sporchi di sangue. Sui foglietti c'erano due frasi scritte dall'omicida molto probabilmente in preda all'agitazione e all'annebbiamento scattati subito dopo il delitto: in una l'autore dichiara il suo esclusivo amore per la vittima, nell'altra un odio generico contro tutti gli altri.

Il pm Bettini aveva aperto un'inchiesta, in cui l'unico indagato è sempre rimasto Ferrari. Nelle scorse settimane il sostituto procuratore ha chiuso l'indagine e ha chiesto il rinvio a giudizio per l'operaio. Che ora, tramite il suo difensore, ha chiesto di essere giudicato con rito abbreviato.

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