Cronaca / Isola e Valle San Martino
Lunedì 15 Novembre 2010
L'ultimo saluto a Pietro Pozzoni
«Ha dato il pane a tanti»
Una folla commossa ha partecipato lunedì pomeriggio ai funerali del cavaliere del lavoro Pietro Pozzoni spentosi lo scorso sabato all'età di 85 anni. Pozzoni era a capo dell'omonimo gruppo grafico-editoriale, il primo in Italia e il terzo in Europa.
La suora delle Orsoline di Somasca è seduta nel banco della chiesa gremita. «Io lo conoscevo. Sono suora da cinquantatrè anni, sono di Villasola. Lo conoscevo. Vede quanta gente? Perché era davvero una persona umile, era un devoto di San Girolamo. Ha dato il pane a tanti, a tanti».
L'ultimo saluto a Pietro Pozzoni - il cavaliere del lavoro a capo dell'omonimo gruppo grafico/editoriale (il primo in Italia e il terzo in Eruopa) spentosi a mezzogiorno di sabato - era in programma alle due e mezza, ma ancor prima che arrivasse il corteo funebre, la chiesa era stracolma e si faceva fatica a prendere posto. C'erano tutti i familiari, la moglie Luciana Novati, i figli Mario, Cristina, Pino, Gino ed Elena, i nipoti. C'erano i sindaci di Cisano, Vitali, e Pontida, Vanalli, c'era Maurizio Costa, amministratore delegato Mondadori. Ma soprattutto c'era la gente del paese, c'erano decine di dipendenti.
Qualcuno piangeva. Un dipendente ha letto alla fine della celebrazione: «Ci mancherà il nostro padrone perché era padrone bravissimo e buono». Ha usato proprio il termine «padrone», e si capisce che lo ha usato nel senso originale, derivato dal termine «padre».
Piero Pozzoni è stato salutato dai suoi familiari e dalla comunità del paese nella parrocchiale di Villasola. In maniera semplice. La Messa è stata celebrata da don Alessandro Cassina, «delegato» dal parroco di Villasola, don Lino Ruffinoni, in ospedale per un intervento. Con don Alessandro c'erano i padri somaschi Carlo Lucini, Francesco Redaelli, fratel Giuseppe Ronchetti, il padre benedettino Mario Ravizzoli. Don Alessandro Bianchi Cassina ha ricordato l'inizio del suo sacerdozio proprio a Villasola come curato nel 1960: «L'ho conosciuto allora, Piero Pozzoni e avrò fatto quello che fanno i curati: gli avrò raccomandato i giovani dell'oratorio per l'assunzione».
Don Alessandro commentando le letture ha detto: «Questa presenza così intensa testimonia il ricordo e la riconoscenza di un intero paese, testimonia che Piero era qualcuno che ha fatto del bene, che si è adoperato per il bene comune».
Don Alessandro ha sottolineato tre aspetti della vita di Piero Pozzoni riconducibili ai valori cristiani. «Prima di tutto l'uomo di coscienza. E per un cristiano avere coscienza significa porsi ogni sera la domanda: ho agito bene, che cosa avrebbe fatto Gesù al mio posto?». In secondo luogo don Alessandro ha citato la capacità di usare la ricchezza, senza diventarne servitore, cioè la capacità di fare davvero fruttare i talenti. Ha detto: «La ricchezza è ambigua, molti uomini la usano male e così si dà vita a un mondo dove da una parte c'è chi sta molto bene e dall'altra chi è disperato e cerca magari salvezza da noi... la terra non è nostra, la terra è di Dio». E in terzo luogo don Alessandro ha sottolineato l'importanza dell'esempio.
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