In cella innocente per 442 giorni
Lo Stato risarcisce con 80 mila €

È stata accusata di essere la mandante dell'omicidio del marito e, solo dopo 442 giorni, al termine del processo di primo grado, è stata assolta dall'accusa. Giorni che Angela De Martino, 42 anni di Capriate San Gervasio, ha trascorso tutti nel carcere di Bergamo, e che ora la Corte d'appello di Brescia, diventata definitiva la sentenza assolutoria, ha dichiarato ingiusti.

Per questo motivo, accogliendo il ricorso per ingiusta detenzione promosso dal difensore della donna, avvocato Matteo Acquaroli, i giudici bresciani le hanno riconosciuto un risarcimento di 80.000 euro, che ora lo Stato italiano le dovrà versare (salva la possibilità di un ricorso).

La vicenda risale al 25 gennaio del 2005, quando Mario Vitali, operaio di 51 anni di Capriate San Gervasio, viene ucciso con ventisei coltellate mentre sta rincasando dal lavoro. Secondo gli inquirenti, a ucciderlo con un agguato nel buio era stato suo cognato Carmine, fratello di Angela De Martino, ma la mente del delitto, la mandante, sarebbe stata, secondo il castello accusatorio, proprio Angela.

Il cadavere era stato scoperto solo all'alba del 26 gennaio da alcuni vicini, scesi in garage per prendere l'auto: avevano subito dato l'allarme ai carabinieri e, lo stesso pomeriggio, per Angela De Martino erano scattate le manette e la custodia in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato in concorso.

Stessa sorte era toccata al fratello di lei, Carmine, di 35 anni. Reo confesso, era stato condannato con rito abbreviato a 30 anni di reclusione (sentenza già definitiva). Carmine però, e su questo aveva fatto leva la difesa di Angela De Martino, aveva fin da subito scagionato la sorella, sostenendo di aver agito da solo.

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