Travolto in bici da un'auto
A Cicola muore 45enne

«L'abbiamo aspettato in magazzino, ma lui non è mai arrivato. Era sempre puntuale. Anzi, arrivava sempre dieci minuti in anticipo. Quando alle 6 non l'ho visto, ho provato a chiamarlo sul cellulare, ma risultava occupato. Ho avuto uno strano presentimento, poi alle 6,20 quella terribile telefonata di mio cugino, mi ha dato la conferma».

È il racconto di Aziz Ben Asaad, 31 anni, marocchino di Carobbio degli Angeli, fratello di El Maati Ben Asaad, l'operaio di 44 anni padre di cinque figli, che martedì mattina ha perso la vita nella frazione di Cicola, a Carobbio degli Angeli, sulla strada provinciale 91, mentre stava andando a lavorare in sella della sua bicicletta. A poche ore dal tragico incidente, martedì mattina Aziz ha raccontato l'inferno di quegli istanti di attesa, che alle 6 sembrava non dovessero finire mai.

«Alle 6,20 ho chiamato mio cugino – prosegue il fratello della vittima –: mi ha subito detto che El Maati aveva avuto un incidente ed era caduto dalla bicicletta. Allora ho riprovato a chiamarlo un'altra volta al cellulare, ma non mi ha risposto. Sono andato a Cicola: ho davanti agli occhi il suo corpo in mezzo alla strada e la sua bicicletta, schiacciata, spinta sul recinto del bar vicino». El Maati Ben Asaad era diretto verso Telgate, alla «Co.Imp srl» di via Primo Maggio, specializzata in coperture edili, dove faceva l'operaio da diversi anni. Tutte le mattine faceva quel percorso, attraversando la provinciale 91.

Ieri El Maati era partito in sella alla sua bicicletta. Purtroppo in ditta non c'è mai arrivato: alle 5,30, all'altezza del bar-chiosco Oasi di Cicola, è stato urtato da un'auto. Nell'urto – avvenuto probabilmente mentre il quarantaquattrenne stava attraversando la strada poco dopo l'incrocio semaforico –, il marocchino ha perso l'equilibrio ed è caduto sull'asfalto. Non ce l'ha fatta a rialzarsi. Sembra che qualcuno l'abbia visto e sentito chiedere aiuto, ma nessuno è riuscito a metterlo in salvo. Pochi istanti dopo un'altra macchina, diretta verso Chiuduno, l'ha travolto: il conducente non ha visto in tempo l'uomo per terra e l'ha investito. Il corpo è rimasto nel mezzo della carreggiata, tra le due corsie, in attesa che arrivassero i soccorsi del 118.

Era ancora buio a quell'ora e sembra che altre due auto abbiano investito El Maati, ma i due conducenti non si sono fermati, forse non si sono resi conto che quello che stavano schiacciando era il corpo di un uomo. Le famiglie che vivono nel condominio davanti al luogo dove si è verificato l'agghiacciante investimento sono state svegliate dalle sirene delle due ambulanze del 118 e delle due pattuglie dei carabinieri di Bergamo, arrivate sul posto.

Dipak Seghal, ventiquattrenne indiano che abita in una casa lungo la provinciale 91 a Cicola, ricorda così quei momenti: «Ho sentito le sirene, erano vicine e si sono fermate sotto casa mia. C'era un uomo riverso in mezzo alla strada, era immobile. Ha perso tanto sangue, finito poi sulla strada. La sua bicicletta era schiacciata, mi han detto che lui stava andando a lavorare». El Maati lavorava nella stessa ditta in cui lavora anche il fratello Aziz, che ieri mattina ha raggiunto il luogo dell'incidente e poco dopo ha detto straziato: «È terribile. Dovevamo andare a lavorare insieme, forse anche oggi (ieri, ndr), come il giorno prima, dovevamo andare in trasferta a Verona». Sul drammatico investimento, il fratello di El Maati ha riferito: «Ho saputo che è stato investito prima da un'Alfa 147 e poi da una Fiat Punto. Non so da chi fossero guidate le due macchine. So solo che sono coinvolti un italiano e un indiano».

A chiarire la complessa dinamica del tragico incidente di martedì mattina sulla provinciale, saranno le indagini affidate ai carabinieri.

Monica Armeli

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