Per alcuni giorni, il cartello esposto all'esterno del locale di via Piccinini, all'angolo con via Borfuro, nel centro di Bergamo, ha suscitato la curiosità dei bergamaschi appassionati della cucina di pesce. Sul cartello c'era scritto «Prossima apertura Trattoria Caprese». E la voce che Bruno Federico, patron de La Caprese di Mozzo, avesse deciso di trasferirsi nel centro di Bergamo si era ben presto diffusa.
Nessuno aveva fatto i conti con un'altra Trattoria Caprese (senza La), quella che fa capo ad una società partenopea, la SaporiDoc, che sotto questa insegna ha al suo attivo altri tre locali, a Napoli, Porto Cervo e Monza. La «nostra» Caprese non c'entra dunque nulla.
Appena saputo della situazione, Bruno ha dato mandato al suo legale, l'avvocato Massimo Asdrubali, per intervenire a tutela del nome. Dice l'avvocato Asdrubali: «La storia, al di là delle questioni burocratiche, non si può cancellare. Il preuso di un nome e quindi un marchio è una condizione fondamentale per decretarne la possibilità di tutelarlo». Vale a dire che, indiscutibilmente, almeno per quanto riguarda il territorio bergamasco, La Caprese è patrimonio di Bruno Federico.
Dall'altra parte risponde Massimo Trepiccioni che per conto della SaporiDoc sta gestendo l'apertura ed il lancio del nuovo locale: «Non era nostra intenzione aprire nessuna diatriba anche perché ci poniamo su livelli così diversi che credo non possa recare alcun disturbo ad un ristorante tanto blasonato. Ma poiché la catena si chiama con questo nome, già peraltro registrato, non potevamo certo pensare di cambiarlo».
E così la discussione va avanti: leggi di più su L'Eco di bergamo del 1° ottobre
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