È passata in giudicato la sentenza di assoluzione pronunciata nel maggio del 2009 dalla Corte d'Appello di Brescia nei confronti di due suore Orsoline accusate di abusi sessuali su 8 bimbi della scuola materna di Cazzano Sant'Andrea. Le due religiose – C. G. di 73 anni e M. C. C. di 85 – escono così definitivamente dalla scena giudiziaria grazie a un verdetto che le reputa estranee ai fatti a loro contestati.
L'iter della decisione dei giudici bresciani era piuttosto scontato, dal momento che sia il procuratore generale sia le parti civili avevano rinunciato a presentare ricorso in Cassazione: la sentenza di assoluzione viaggiava, dunque, verso il traguardo definitivo senza più ulteriori scogli. L'unico intoppo è stato di carattere burocratico e ha riguardato la notifica del verdetto. Per un difetto, la comunicazione ufficiale si è protratta da luglio fino a questi giorni.
«È definitivamente acclarato – dichiara l'avvocato Guglielmo Gulotta, del Foro di Milano, che con il collega Mauro Angarano ha difeso le due suore – che la complessa vicenda è da ascrivere a meccanismi psicologici di suggestione e contagio che indussero i genitori a convincersi di fatti e di realtà mai accaduti e a indurre taluni bambini, seppur inconsapevolmente, a confermare le ipotesi paventate».
È davvero una vicenda intricata – anche dal punto di vista giudiziario – quella che ha coinvolto le due religiose. A maggio dello scorso anno furono assolte per la seconda volta in appello, dopo che la Cassazione aveva invitato a rifare il processo in secondo grado. «Il fatto non sussiste», avevano proclamato i giudici, anche se con il comma secondo dell'articolo 530, quello che richiama alla vecchia «insufficienza di prove». I fatti contestati vanno dal 1998 al 2000.
Secondo l'accusa, le due suore avrebbero commesso abusi nei confronti di otto bambini della materna, compresi fra i 3 e i 4 anni. C. G. e M. C. C. si sono sempre dichiarate innocenti, ma contro di loro c'erano le dichiarazioni dei genitori di alcuni bimbi che avevano raccolto una serie di racconti inquietanti dai loro figlioletti. Frutto di suggestione, per le difese, mentre le parti civili - rappresentate dagli avvocati Roberto Bruni, Marco De Cobelli e Francesca Longhi – avevano sempre sostenuto la veridicità delle accuse.
In primo grado le due religiose erano state condannate a 9 anni e mezzo. In appello a Brescia la sentenza era però stata ribaltata: entrambe erano state assolte dalla Prima sezione. La Cassazione aveva disposto che si celebrasse un nuovo processo in secondo grado, perché le motivazioni erano troppo semplicistiche e apodittiche. Nel secondo processo d'appello le suore erano state nuovamente assolte.
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