Caccia, sì ai «richiami vivi»
Nella Bergamasca 18mila capi

Via libera in Commissione «Agricoltura» presieduta da Carlo Saffioti (PdL) al provvedimento (relatore Dario Bianchi della Lega Nord) che consente l'utilizzo di richiami vivi della stessa specie, purchè provenienti da allevamenti in cattività o precedentemente catturati e inanellati dalle Province, e dalle stesse distribuite ai cacciatori.

Si sono espressi a favore i gruppi PdL, Lega Nord, UdC e i Consiglieri del PD Girelli e Barboni, astenuto Pattitucci (IdV). Complessivamente potranno essere utilizzabili come richiami 1.548 esemplari di allodola, 11.318 di cesena, 4.206 di merlo, 21.060 di bottaccio e 10.444 di sassello, per un numero complessivo di richiami pari in Lombardia a 48.576 (quasi seimila in meno rispetto alla precedente stagione).

La parte del leone spetta alla provincia di Brescia con 20mila esemplari complessivi, seguita da Bergamo con 18.105 capi, Lecco-Sondrio con 4.900, Como con 1.650 e Varese con 1.450. Come richiesto dal relatore, la legge ha procedura d'urgenza e entrerà in vigore già il giorno successivo alla sua pubblicazione sul BURL.

«Dopo gli accertamenti effettuati – ha spiegato il relatore Dario Bianchi(Lega Nord)- risulta che vi sia effettiva nuova necessità di richiami vivi per l'esercizio dell'attività venatoria, e nemmeno i nuovi allevamenti sviluppati negli ultimi anni in Lombardia riescono tuttora a soddisfare adeguatamente le richieste. Per questo –ha concluso Bianchi- i numeri indicati nel progetto di legge sono in linea e pienamente rispondenti alla situazione e al fabbisogno attuale».

Sono stati invece ritirati gli emendamenti presentati dal Consigliere regionale Mauro Parolini (PdL) che introduceva alcune modifiche alla legge regionale n.26/93 che regola l'attività venatoria lombarda, in particolare per quanto concerne gli ambiti territoriali di caccia e i comprensori alpini, che componevano gli articoli n. 2 e n.3 del progetto di legge approvato a luglio dalla stessa Commissione e poi a questa rinviato dall'Aula. Secondo questi emendamenti i cacciatori residenti in Lombardia, già iscritti nella stagione precedente ad ambiti territoriali o comprensori alpini di caccia regionali diversi da quello di residenza anagrafica avrebbero avuto diritto alla permanenza associativa, confermando la propria iscrizione attraverso il solo pagamento della quota entro il 31 marzo di ogni anno.

La richiesta di ritiro degli emendamenti è stata avanzata dal relatore Dario Bianchi (Lega Nord) e motivata con la necessità di «fare un passo per volta: adesso meglio portare a casa subito senza problemi il provvedimento che consente l'utilizzo dei richiami vivi –ha detto Bianchi-, poi procederemo subito a una riorganizzazione complessiva della legge n.26/93, comprendendo anche le indicazioni di Parolini».

Dello stesso parere il presidente della Commissione Carlo Saffioti, che ha invitato i gruppi a presentare al più presto uno specifico progetto di legge che modifichi la legge 26, così da provare a portarlo in Aula per la sua approvazione definitiva già nella seduta del 28 settembre: «A volte il meglio è nemico del bene –ha detto Saffioti- e se si mette insieme troppa carne sul fuoco si rischia di bruciarla».

Di parere opposto al ritiro degli emendamenti di Parolini e alla soppressione degli art.2 e 3, si sono invece dichiarati i Consiglieri regionali Valerio Bettoni (UdC), Mario Barboni e Gian Antonio Girelli (PD), che nei loro interventi hanno accusato la maggioranza di mancanza di coraggio e di coerenza con gli impegni assunti in campagna elettorale e di non saper dare in modo tempestivo soluzione e risposta ad alcuni problemi sollevati dal mondo venatorio. Girelli si è in conclusione proposto di presentare in Aula durante la discussione del provvedimento (prevista per la seduta del 14 settembre) un emendamento che risolva da subito la questione degli ambiti e dei comprensori di caccia.

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