Dieci anni fa la beatificazione
Roma celebra Papa Giovanni

«El buen Papa», «Le Pape des enfants», «Papst de konzils», «O Papa da paz». Davanti all'urna di Papa Giovanni sfilano fedeli di ogni Paese. Pur venendo da lontano, tutti ricordano il pontefice bergamasco: quel nome gli è familiare. Qualcuno si ferma a mandare un bacio e a pregare davanti alla teca di vetro che accoglie le spoglie del Papa.

E' gente di ogni nazione e credo. La tomba del Beato sotto l'altare di San Gerolamo in San Pietro diventa così il crocevia di tanti fedeli: cristiani, cattolici e ortodossi, persone di altre religioni, turisti attratti dalle bellezze artistiche della monumentale Basilica Vaticana, ma che hanno voluto vedere dove riposa il papa.

Ciò che accadde dieci anni fa dunque si ripete. Allora sul sagrato della Basilica, sotto un cielo azzurro velato da qualche nuvola, giunsero migliaia di persone per assistere alla beatificazione di Papa Roncalli. In tanti ricordano lo stuolo di porpore cardinalizie, le tuniche bianche, le vesti religiose, i sai marroni e neri, come pure le alte personalità, i pellegrini di Bergamo e Sotto il Monte, le famigliole romane, i volti e le espressioni di gente di ogni dove. Le strade di ognuno si erano intrecciate lì sulla piazza.

Oggi i percorsi dei fedeli tornano a convergere in quel luogo. Quel 3 settembre 2000 sul sagrato si erano visti conversare un cardinale con un ortodosso, un armeno con un fratello di Taizé. Oggi l'incontro è fra uomini e donne, europei, africani, asiatici. Tutti lì a contemplare e ricordare un papa che aveva fatto del dialogo una delle pietre miliari della sua attività pastorale.

A distanza di due lustri, Bergamo e Sotto il Monte hanno voluto tornare a Roma nel giorno dell'anniversario della beatificazione. Non per presenziare semplicemente a una ricorrenza, ma per rinnovare la loro fede davanti al Beato. Un centinaio di pellegrini già ieri mattina, di buon ora, è scesa in pullman nella Capitale. Questa mattina alle 8 è prevista una celebrazione nella Basilica Vaticana, presieduta dal vicario generale di Bergamo, monsignor Davide Pelucchi, e concelebrata da monsignor Maurizio Malvestiti, sottosegretario della Congregazione per le Chiese Orientali, e dal curato di Sotto il Monte don Davide Superchi e da altri sacerdoti bergamaschi in servizio a Roma.

Dopo la messa, i pellegrini di Sotto il Monte potranno visitare la Cappella Sistina e i Giardini Vaticani. Mentre sabato mattina parteciperanno a una liturgia nella chiesa dell'Arciconfraternita dei Bergamaschi dedicata ai Santi Bartolomeo e Alessandro, a Piazza Colonna. Sulla strada del ritorno a casa, il 5 settembre, il gruppo farà sosta a Cascia per una visita alla Basilica di Santa Rita.

“Ricordo molto bene il giorno della eatificazione – dice una signora di mezza età –. Faceva un caldo terribile, la piazza era infuocata dal sole e dall'entusiasmo. Mi vengono i brividi se ripenso allo scrosciare degli applausi della gente quando Giovanni Paolo II parlava di Papa Giovanni. Non era stato così per gli altri beati”.

Quel giorno assieme al pontefice bergamasco furono elevati agli onori degli altari anche Pio IX, Guillaume-Joseph Chaminade (fondatore della famiglia marianista), il vescovo Tommaso Reggio, fondatore della Congregazione delle suore di Santa Marta, e l'abate irlandese Columba Marmion. Ma tutti ricordano l'intensità degli applausi che saliva ogni qualvolta veniva pronunciato il nome di Papa Giovanni. La Chiesa – disse allora Papa Wojtyla «beatificando un suo figlio non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all'imitazione e alla venerazione per le sue virtù. Di Papa Giovanni rimane l'immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero».

Fra i pellegrini, tanti chiedono ora quando il pontefice bergamasco diventerà santo. Per la canonizzazione è richiesto un nuovo miracolo. Alla Congregazione per le cause dei santi in passato erano pervenute alcune segnalazioni, che tuttavia non hanno avuto seguito. Il lavoro procede nel massimo riserbo, anche per evitare sensazionalismi inutili. La gente – del resto – lo venera già come santo.

E le parole di Benedetto XVI sulla santità inducono alla moderazione: i santi e i martiri – ha detto in un'occasione Papa Ratzinger - sono persone come le altre, persone come noi che hanno vissuto seguendo la via delle «beatitudini evangeliche» e «si sono sforzati di percorrerla pur consapevoli dei loro limiti umani». Esempi luminosi di esistenze normali. Così normali da diventare straordinarie.

Emanuele Roncalli

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