Luoghi di culto irregolari
La Regione mette una stretta

Una stretta suoi luoghi di culto abusivi. La annuncia la Regione, e sul lato Lega significa stop agli escamotage per cui ex capannoni o sale nati come centri culturali divengono poi di fatto moschee camuffate. Il tema lo butta lì dal palco della Bèrghem Fest di Alzano Andrea Gibelli, vicegovernatore della Lombardia. «Non se ne può più di vedere ogni volta discutere se fare o non fare le moschee – sfiora l'argomento, toccando a random tanti temi, dal federalismo all'economia –. Modificheremo la legge regionale, per fare in modo che nelle urbanizzazioni non vengano usati come luogo di culto centri culturali venduti come tali o sotto mentite spoglie. E poi smettiamola di confondere la libertà di culto con l'esercizio di esso, perché l'esercizio è regolato da intese con lo Stato che i musulmani non hanno mai firmato».

E il giorno dopo l'assessore regionale all'Urbanistica, il bergamasco (e altrettanto padano) Daniele Belotti conferma: «Stiamo cercando una soluzione tecnica per far sì che non ci siano più stratagemmi che portino a definire vecchi capannoni artigianali o sale dismesse come centri culturali, che poi diventano moschee o più genericamente luoghi di culto». Il problema sarebbe il diffondersi delle moschee al di fuori degli strumenti urbanistici (Piani regolatori o di governo del territorio) dei Comuni, cui è demandato il compito di definire le aree da destinare a luogo di culto.

«Così – precisa l'assessore Belotti – si moltiplicano i centri culturali che di fatto diventano luoghi di culto senza rispondere alla pianificazione dei Comuni». Bergamo non fa eccezione. «Via Cenisio – aggiunge l'esponente lumbard della Giunta Formigoni – è un ex capannone artigianale trasformato, con un cambio di destinazione d'uso, in luogo di ritrovo, un centro culturale che poi in pratica è un luogo di culto. Oppure la sala di via Cabrini, sempre in città, dove si ritrova ogni sorta di setta».

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