Arrivano velocemente, sanno quando gli addetti del supermercato portano la merce ai cassonetti. Poi si avvicinano, cercano quello che è commestibile, e se ne vanno. Qualcuno si ferma a rovistare, altri risalgono in macchina appena possono, con l'evidente timore di essere visti da occhi indiscreti.
Siamo in Valle Seriana, un tempo valle locomotiva dell'economia, dei posti di lavoro. Ora la povertà che avanza si vede qui, nel piazzale di un market. Non sono senza tetto, quelli che attendono al cassonetto. Sono persone distinte, molti italiani. Sono i nuovi poveri.
Il via vai si ripete ormai da giorni, nel silenzio e nell'indifferenza di chi passa o parcheggia l'auto per afferrare il carrello della spesa. Loro sono lì, dalle prime ore del mattino fino a sera, aspettando gli inservienti che svuotano nel bidone dell'immondizia i prodotti scaduti o un po' sciupati. Si avvicinano, recuperano il superfluo buttato via: quel superfluo che per loro diventa necessario e indispensabile.
«Ho quattro figli a casa e sono senza lavoro – racconta una di loro –. Mio marito prima lavorava, ora è disoccupato. Viviamo alla giornata e diventa sempre più difficile. Almeno qui ogni giorno troviamo qualcosa da mangiare. I prodotti che recuperiamo sono ancora commestibili».
Ci sono anche prodotti preconfezionati scaduti. Sull'etichetta c'è scritto: da consumarsi preferibilmente entro il 22 luglio 2010. «Sono buoni lo stesso - sussurra un po' intimorita un'altra immigrata -, anch'io ho una famiglia numerosa e purtroppo il lavoro non c'è».
La mattina, spiegano, «vengono gli italiani, anche loro prendono le cose dall'immondizia. Non siamo solo noi stranieri a fare così. Sono in Italia da tanto tempo. Non lo so cosa succederà...». Gli italiani, il giorno dopo, arrivano la mattina presto. Si capisce che non vogliono essere visti, c'è imbarazzo. «Non ho niente da dire», ed è un sussurro. Leggi di più su L'Eco di domenica 1° agosto.
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