Cronaca
Lunedì 19 Luglio 2010
Comun Nuovo in lutto
È morto don Giovanni Moretti
Gli ultimi 23 anni della sua vita li ha spesi per la parrocchia del paese in cui era nato – Comun Nuovo –, dove si era ritirato nel 1987 prestando fino all'ultimo il suo prezioso e sempre presente servizio. Ma don Giovanni Moretti, morto sabato mattina 17 luglio al policlinico di Zingonia all'età di 92 anni, in 68 di sacerdozio ha davvero lasciato il segno in tutte le parrocchie in cui è stato chiamato a svolgere la sua missione pastorale, continuando a mantenere i rapporti coi suoi ex parrocchiani che in tanti, oggi, piangono la sua scomparsa.
L'esperienza più qualificante è stata certamente quella di aver contribuito a fondare la parrocchia del Sacro Cuore in città, della quale divenne il primo parroco e dove rimase dal 1958 al 1969. Grande appassionato d'arte, in particolare di pittura (passione coltivata fin dal Seminario) don Giovanni Moretti – il suo nome di battesimo era in realtà Battista –, era nato a Comun Nuovo il 26 aprile 1918. Figlio di una famiglia benestante, aveva cinque fratelli – tre maschi e due femmine –, ma fu l'unico ad intraprendere la strada del sacerdozio.
Ordinato il 30 maggio 1942, la prima destinazione fu quella di vicario nella parrocchia di Casnigo, dov'è rimasto fino al 1958, portando a termine la costruzione dell'oratorio e seguendo in prima persona le molteplici attività che vi si svolgevano, fra cui le tre compagnie teatrali: grazie alla sua abilità come pittore, oltre a realizzare decine di ritratti di familiari, amici e soggetti sacri, dipingeva lui stesso le scenografie delle compagnie teatrali. Viene poi destinato a Bergamo, dove getta le basi per la realizzazione della parrocchia del Sacro Cuore, divenendone primo parroco.
Dopo l'esperienza cittadina, dove è stato anche vicario del vescovo nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Mia, nel 1969 diventa arciprete della comunità parrocchiale di San Martino a Calolziocorte, dove rimane fino al 1987, quando ritorna a Comun Nuovo.
Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 19 luglio
© RIPRODUZIONE RISERVATA