La crisi economica taglia le ferie
E i Cre sono sempre più pieni

Anche nelle ultime settimane di luglio i Centri ricreativi estivi parrocchiali (Cre) sono ancora molto frequentati da bambini e ragazzi. Sia la frequenza che il numero complessivo dei bambini che partecipano al Cre è in crescita negli ultimi anni. Un segnale positivo per il lavoro educativo che sta dietro alle classiche quattro settimane di Cre, ma anche un segno della crisi che attanaglia anche la Bergamasca.

Sono molte le famiglie, infatti, che hanno ristretto a una settimana, o al massimo due, le proprie vacanze, così il Cre, per tanti bambini e adolescenti, diventa parte vera e propria della vacanza estiva. «L'impressione è che i Cre siano pieni. Ogni anno assumono una consistenza numerica e una certa qualità per il lavoro che si fa – spiega il direttore dell'Upee, l'ufficio della pastorale dell'età educativa della diocesi di Bergamo, don Michele Falabretti –. È difficile stabilire se e di quanto siano aumentati nel numero i partecipanti, ma il Cre sta sempre più diventando risorsa per le famiglie». Facendo un rapido giro dei Cre orobici, si scopre che il numero dei partecipanti è in crescita pressoché dappertutto, ma non solo quest'anno.

Tuttavia negli ultimi anni la presenza nelle ultime settimane, quando di solito cominciano per molti le vacanze estive, non cala, ma resta uguale alle prime, generalmente più frequentate. «Rispetto all'anno scorso abbiamo avuto 40 ragazzi in più: 256 nel 2010 contro i 220 del 2009 – dice don Andrea Mangili, curato di San Tomaso in città –, ma se raffronto il dato con il 2008 non posso dire che è cresciuto il numero dei bambini al Cre perché siamo sempre intorno ai 250. Si può dire, invece, che il modo di fare le vacanze è cambiato, spesso sono più brevi, quindi c'è più spazio per il Cre».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 19 luglio

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