Cronaca
Sabato 03 Luglio 2010
Rivolta: dolore, tensione e rabbia
ai funerali della donna uccisa
Dolore, tensione e tanto rancore, a Rivolta d'Adda, ai funerali di Sonia Balconi, la donna di 42 anni, sposata e mamma di una bambina di 4 anni, uccisa da Gaetano De Carlo, l'uomo che la perseguitava e che si è suicidato dopo il duplice omicidio di mercoledì 30 giugno.
Dolore e rancore perché tutti hanno sottolineato ancora una volta come sia stata una morte che si poteva evitare, come sia inammissibile che l'omicida, dopo aver ucciso alle 7,30 del mattino Maria Montanaro nel Torinese, sia potuto arrivare a Rivolta d'Adda per freddare Sonia Balconi, che pure l'aveva già denunciato più volte.
Diverse colleghe di lavoro di Sonia hanno raccontato che erano a conoscenza della sua condizione di donna perseguitata e che era diventata quasi una consuetudine per loro - ma non è stato così il giorno dell'omicidio - seguirla in macchina al rientro dal lavoro per assicurarsi che non venisse molestata.
Il marito Guido Olivari, che ha tenuto sempre con sé stretto al petto un quadretto con la foto di Sonia, è scoppiato a piangere dicendo: «Ora cosa farò?». I volontari della Croce Bianca sono dovuti intervenire all'uscita della chiesa, dopo i funerali, per soccorrere la mamma di Sonia, che ha avuto un momento di crisi, e durante la tumulazione al cimitero quando non si è sentita bene la sorella che ha urlato «Non doveva finire così» insultando l'assassino.
Alla parrocchiale di Rivolta, così come al cimitero, c'erano moltissime persone che hanno voluto far sentire la loro vicinanza alla famiglia della vittima. La bambina di Sonia non c'era, si è preferito evitarle un dolore ulteriore.
Il parroco, don Alberto Pianezza, ha ricordato che «questo è il momento del silenzio e della preghiera. È sempre difficile trovare le parole giuste in un frangente come questo - ha commentato rivolto ai familiari - ma, se può esservi di conforto, preghiamo Dio perché vi possa essere vicino, così come vicina, nella condivisione del vostro immenso dolore, c'è un'intera comunità».
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