Se quella degli acrobati è stata da poco sgominata, e di quella del forellino si sa tutto (o quasi), la «banda della tartaruga» rappresenta una novità assoluta nel panorama della criminalità organizzata di casa nostra. Nulla a che vedere con le spaccate dei «Soliti Ignoti» del film di Monicelli, o gente dalla mano troppo lenta per farla franca con moderni sistemi di sorveglianza, ma veri e propri specialisti del furto di… testuggini.
Il primo colpo della serie (ma auguriamoci il fenomeno si estenda a passo di lumaca) è avvenuto qualche settimana fa in Val Seriana, a Nembro, all'interno del giardino di una villa di via Dante.
Di primo mattino, l'amara scoperta: di dieci dei sedici splendidi esemplari di Testudo Hermanni (di ceppo italiano) che lo abitavano, non c'era più alcuna traccia: «Ho sperato per qualche ora si fossero nascoste – dice il proprietario Aristide Brignoli – ma constatata l'amara realtà dei fatti, non mi è rimasto che sporgere denuncia al comando dei carabinieri di Alzano Lombardo. Le superstiti? Sono le più piccole, si sono salvate perché di notte tornavano in letargo sotto terra».
Insomma, una famiglia di tartarughe spezzata in due, un po' come il cuore del loro legittimo proprietario. 53 anni, operaio in un'officina meccanica di Zanica, Brignoli coltiva la passione per le tartarughe da terra sin da bambino: «Le due capostipiti avevano 19 anni. Lancio un appello ai ladri,perché le rimettetano al loro posto. Avrei preferito mi rubassero l'auto, perché un modello simile lo si trova mentre le mie tartarughe erano uniche».
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