Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 16 Giugno 2010
Il programma pastorale 2010-2011:
«Genitori annunciatori del Vangelo»
Il programma pastorale diocesano 2010-2011 sarà dedicato in primis alle prassi pastorali, per e con le famiglie con figli da 0 a 6 anni. «Perché i genitori sono i primi annunciatori del Vangelo ai figli e in definitiva all'intera parrocchia, contribuendo al suo rinnovamento».
Lo ha annunciato mercoledì mattina il vescovo Francesco Beschi durante l'assemblea del clero svoltasi in Seminario, alla presenza di trecento sacerdoti, fra cui il vicario generale monsignor Davide Pelucchi e il vescovo ausiliare emerito Lino Belotti.
La frase biblica scelta sarà «Beata colei che ha creduto» (Lc 1, 45), mentre l'icona riprende l'affresco della Visitazione di Lorenzo Lotto nella chiesa di San Michele al Pozzo bianco in Città Alta. Il testo sarà corredato da una introduzione scritta da monsignor Beschi dal titolo «Il dono del figlio». Come «riconoscimento della famiglia e del suo ruolo educativo», il vescovo ha annunciato l'imminente apertura in diocesi di quattro consultori familiari.
Nel suo intervento, monsignor Beschi ha focalizzato la sua attenzione soprattutto sull'Anno sacerdotale appena concluso e i suoi frutti. «Il primo è una coscienza più viva del primato della spiritualità nella vita sacerdotale». Altri frutti dell'Anno sacerdotale sono: la centralità dell'Eucaristia nella vita sacerdotale e nella vita cristiana e la figura del prete visto come padre.
Come segno di stima ai preti bergamaschi, monsignor Beschi ha letto personalmente il messaggio dei vescovi italiani indirizzato al clero, in cui si afferma che anche i sacerdoti italiani sono «incalzati da accuse generalizzate che hanno prodotto amarezza e dolore e gettato il sospetto su tutti». Tre le parole chiave del messaggio ai preti: gratitudine, perseveranza nel cammino di conversione e penitenza, incoraggiamento nella missione quotidiana.
Il vescovo ha ringraziato il Seminario diocesano, «guardato con tanta ammirazione da tanti vescovi miei confratelli, un'ammirazione che purtroppo non possono avere nelle proprie diocesi. Anche da noi comunque continua il calo vocazionale. Diciamo no alla rassegnazione e sì al far scoprire la vocazione personale, con il coraggio di parlare di vocazione sacerdotale ai nostri giovani».
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