Cronaca
Martedì 08 Giugno 2010
Cattedrale del verde sull'Arera
Ora si piantano le «colonne»
Dopo due anni di attesa si inizia a costruire la «cattedrale verde» voluta dal Parco delle Orobie: sarà alta da otto a 15 metri, lunga 29 e larga 24, per 650 metri quadrati di superficie, cinque navate e 42 colonne. Ideata dall'artista lodigiano Giuliano Mauri (morto nel 2009), sorgerà in località Grumello, a circa 1.200 metri di quota, sulla strada che dalla Plassa porta alle pendici del monte Arera, a Oltre il Colle. La struttura in legno di sostegno con le prime piante, dovrebbe essere pronta entro fine agosto. Da poco, infatti, il Parco delle Orobie, ha affidato l'incarico dei lavori ai tre Consorzi forestali bergamaschi, quello dell'alta Valle Brembana e i due della Valle Seriana.
La «cattedrale verde sarà un'opera d'arte, realizzata con alberi e rami, che assumerà, appunto, la forma di una cattedrale, a cinque campate. «Un connubio di arte, natura e spiritualità – spiega il presidente del Parco delle Orobie Franco Grassi – voluto per valorizzare il monte Arera, attraveso l'arte dei roccoli».
«Tempo tre mesi e si potrà vedere la struttura in legno, di per sé già bellissima – continua Grassi – con le prime piante, carpini e altri alberi autoctoni, alti circa due metri. Poi la "cattedrale", con i suoi intrecci di rami, crescerà di anno in anno, assumendo colori diversi a seconda delle stagioni». Un percorso, quello della «cattedrale», iniziato, peraltro, due anni fa: era il luglio 2008 e, in località Plassa, veniva realizzato e inaugurato in grande stile il portone d'ingresso della struttura.
L'artista aveva già fatto alcuni sopralluoghi e aveva in mete cosa realizzare: quelle idee ora verranno portate avanti dal figlio». Mauri, scomparso nel maggio 2009, divenne famoso proprio per le sue architetture naturali, realizzate con rami e tronchi di legno. Tra le sue opere più famose un'altra «cattedrale verde», quella realizzata a Borgo Valsugana nel 2001, in Val di Sella (Trento) per la manifestazione di arte contemporanea «Artesella».
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