Calcestruzzi: revocati i domiciliari
ai quattro arrestati a Bergamo

Sono stati revocati i domiciliari alle quattro persone arrestate a Bergamo nei recenti sviluppi dell'inchiesta siciliana sull'attività di Calcestruzzi Spa. Il Tribunale del Riesame di Caltanissetta ha revocato le misure cautelari a cui erano sottoposti Gianni Cavallini, 48 anni, nativo di Ravenna e consulente esterno della società; Elvis Trotta, 40 anni, nativo di Milano e responsabile del controllo di gestione della società; Carlo Bossi, anche lui milanese di 40 anni, responsabile del controllo di gestione della Calcestruzzi; e Giancarlo Bianchi, 53 anni, di Brignano, consulente esterno della società.

Insieme ad altri 10 indagati a fine aprile erano stati raggiunti dalle ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip di Caltanissetta nell'ambito dell'operazione «Doppio colpo» della Direzione distrettuale antimafia nissena, che ha indagato su fatti avvenuti prima del 2008, anno nel quale la bergamasca Calcestruzzi entrò in amministrazione giudiziaria in seguito ai primi arresti sulle presunte forniture di calcestruzzo «depotenziato» che avrebbero favorito la mafia in Sicilia.

Inizialmente sottoposti agli arresti domiciliari, i quattro nei giorni avevano ottenuto l'obbligo di firma e ora i giudici del Riesame hanno decretato che anche quella misura debba essere revocata. Di fatto, dunque, sono stati annullati gli ordini di cattura a carico dei quattro tecnici, accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di frodi in pubbliche forniture, in particolare – è la contestazione degli inquirenti siciliani – di aver alterato attraverso un sistema informatico «i dati della gestione produttiva del calcestruzzo fornito per appalti pubblici e privati, in difformità alle previsioni contrattuali e per occultare la scadente qualità del calcestruzzo venduto».

L'udienza di riesame si è tenuta l'altro ieri a Caltanissetta, alla presenza dell'avvocato bergamasco Ettore Tacchini, che difende Trotta, Bossi e Bianchi e in aula ha assistito anche Cavallini in sostituzione del legale di Ravenna che segue la posizione del quarantottenne. «Attendo di conoscere le motivazioni del provvedimento – spiega l'avvocato Tacchini – ma credo che i giudici abbiano saputo guardare e comprendere a fondo questa vicenda. Non c'erano elementi per giustificare quei provvedimenti restrittivi della libertà personale: i miei assistiti sono persone per bene e anche l'azienda è un'azienda sana che, se in passato ha dovuto fronteggiare delle "mele marce" nella sua attività in Sicilia, ormai le ha neutralizzate completamente».

Emanuele Biava

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