Il «Burlù», come viene chiamato familiarmente il grosso manufatto cilindrico divelto dalla piena del fiume la notte di Natale, sembra proprio non volersene andare da Ponte San Pietro. Tanto che alla fine anche il vicesindaco, con delega all'Urbanistica, Gianfranco Calvi ha pensato che forse – dopo tutti quegli anni – il Burlù meritava rispetto perché era diventato un pezzo di storia del paese. E così dice che si sta valutando l'ipotesi di chiedere a Enel il permesso di «adottarlo» definitivamente, per posizionarlo magari sulla riva del fiume, all'inizio dell'Isolotto.
Strana storia quella del grosso tubo metallico, arrivato a Ponte nel lontano 1930 per sostituire la vecchia barriera di bisacce che fungeva da diga e che era stata anch'essa spazzata via dalla furia del fiume. E da allora, a parte qualche piccolo acciacco, si era sempre comportato bene. Fino alla notte di Natale, quando ha deciso di ribellarsi nel bel mezzo di quel putiferio di onde e pioggia che imperversava: così ha cominciato a ondeggiare felice fino a che, con un ultimo strattone, si è liberato ed è caduto in mezzo al fiume.
Il tonfo, seguito dal suo urlo di gioia, ha svegliato gli abitanti dell'Isolotto, che avevano avvertito polizia, carabinieri e vigili del fuoco, subito arrivati a sirene spiegate. Solo allora ha capito che forse aveva esagerato. Ma non gliene importava nulla, perché in quella posizione parallela alla riva vedeva le cose con una prospettiva diversa, e questo lo divertiva da matti. Tanto che, a furia di ridere, si era piegato a metà fino a prendere le sembianze di una di quelle bocche allegre disegnate nei fumetti. In piena sintonia con quel nome, Burlù, che non a caso dava l'idea di qualcosa di pesante e leggero insieme. Piegato a metà, in quella smorfia sorridente, è rimasto fino ai primi di marzo quando, all'improvviso, sono arrivate le gru e altri mezzi che si sono messi a costruire piste sul fiume per tentare di raggiungerlo.
È stato allora che il Brembo ha pensato che doveva intervenire, perché in fondo senza quel Burlù il suo scorrere sarebbe stato triste. E quindi, dopo aver sentito in giro che gli addetti ai lavori volevano raggiungerlo per smantellarlo e portarlo via, ha pensato che doveva fare qualcosa per impedirlo. Così, alla prima ondata di piogge, si è gonfiato e ha travolto la prima pista di terriccio. Poi, visto che insistevano a ricostruirla, ha travolto pure la seconda. E alla terza piena, per scongiurare ulteriori tentativi, non solo ha distrutto di nuovo la pista, che nel frattempo era stata ricostruita, ma ha spostato il Burlù più in basso e un po' più lontano dalla riva. Così acchiapparlo sarà più difficile, per la gioia dei pensionati che da tre mesi sono lì a guardare i lavori e fanno il tifo per lui.
Ma è tutto il paese, in fondo, che ora si è appassionato alla vicenda e sta facendo il tifo per il Burlù. Naturalmente se Enel deciderà di lasciarlo a Ponte, il Brembo promette disciplina e collaborazione. In caso contrario, chi lo sa. Fino al 2011 (marzo 2011, data probabile di fine lavori) sono state preventivate due piene: nel giro di due mesi ce ne sono state tre. Mah... I fiumi a volte sono davvero strani e imprevedibili. O forse sono le previsioni che li rendono imprevedibili.
Annamaria Franchina
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