Estorsione ai danni di un parroco:
40 mesi a un 33enne di Montello
È stato condannato a 3 anni e 4 mesi F. N., 33 anni di Montello, per estorsione ai danni di un parroco del Lodigiano. È l'esito del processo a rito ordinario che si è concluso lunedì 17 maggio. Il pm aveva chiesto 6 anni per l'imputato, mentre l'avvocato difensore aveva reclamato l'assoluzione. Non si è proceduto, invece, nei confronti dell'altro imputato, F. N, 72 anni di San Paolo d'Argon, per la malattia di quest'ultimo.
Il caso risale alla primavera del 2004 e ha avuto come motivo del contendere il restauro di alcuni oggetti sacri della chiesa parrocchiale di un paesino della provincia di Lodi. Il parroco era entrato in contatto con i nomadi bergamaschi, artigiani capaci di riportare agli antichi splendori i metalli preziosi di candelabri, aspersori e ostensori.
Il sacerdote aveva consegnato alcuni oggetti, dopo aver stabilito il prezzo per il restauro. Solo che, secondo l'accusa, il prezzo sarebbe col tempo lievitato. Insomma, i nomadi avrebbero cercato di spillare molti soldi in più di quelli pattuiti all'inizio. Era cominciata così una disputa, che aveva visto il sacerdote in ansia per gli oggetti della sua parrocchiale, in mano ai restauratori.
Dall'altra parte, infatti, i sinti aveva fatto pesare la cosa, prospettando larvatamente - secondo l'accusa - la mancata restituzione di candelabri e aspersori se il parroco non avesse accettato il rialzo del prezzo. Nell'aprile del 2004, in una roulotte di un accampamento a Osio Sotto, era avvenuto un rendez vous tra il prete e i suoi presunti estorsori.
Il sacerdote, presentatosi per riavere gli oggetti, aveva raccontato poi di essere stato minacciato e costretto a firmare assegni post datati per 54 mila euro. Era partita così la denuncia ai carabinieri, che qualche giorno più tardi avevano organizzato una trappola e arrestano uno dei nomadi, F. N., giunto a Zelo Buon Persico, paese poco distante da quello del parroco preso di mira, per riconsegnare gli assegni al sacerdote.
In cambio di cosa? Non appurato. Tanto che F. N.era stato subito scarcerato dal gip per mancanza di indizi. Anzi di reato: il giudice aveva spiegato infatti che, se c'era qualcosa da codice penale, era avvenuto pochi giorni prima nella roulotte di Osio Sotto.
Così il caso era passato alla Procura di Bergamo, che aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. La difesa aveva però sempre sostenuto che l'opera di restauro era stata portata a termine e non c'era nessuna estorsione. E che il contenzioso sul prezzo aveva anche imboccato una via civilistica, perché i nomadi per la loro attività non avevano ricevuto un euro.
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