È in aumento a Bergamo il fenomeno delle minicar tra i giovani. Negli ultimi mesi, infatti, le vendite delle mini-macchine che possono essere guidate anche dagli adolescenti hanno registrato decisi incrementi. Difficile riportare dati ufficiali visto che le loro immatricolazioni finiscono nel grande calderone riguardante tutto il comparto dei ciclomotori (classe alla quale appartengono in base al codice della strada) senza distinzione alcuna.
Dai commenti dei concessionari emerge però un quadro molto chiaro: sempre più minicar finiscono per essere guidate da minorenni. Quelle più diffuse si chiamano Chatenet, Ligier, Aixam, Mega, Grecav e sembrano normali auto. In realtà per le normative sono dei quadricicli leggeri inseriti nella classe dei ciclomotori con cilindrata 50 centimetri cubici e velocità massima di 45 chilometri orari.
Per mettersi alla loro guida basta quindi avere superato i 14 anni di età ed essere in possesso del solo patentino, quello per la guida di un motorino e rilasciato previo corso teorico (12 ore obbligatorie) e conseguente superamento di un esame orale.
Negli ultimi tempi le minicar sono finite nell'occhio del ciclone dopo due incidenti mortali avvenuti a poche ore di distanza a Roma con vittime due adolescenti. Fatti che hanno portato il ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, a schierarsi a favore dell'istituzione di un esame pratico anche per chi vuole mettersi alla guida di una minicar e a promuovere modifiche al Codice della strada, gia in Parlamento, in senso restrittivo.
«Negli ultimi anni - osserva uno dei concessionari che abbiamo interpellato in Bergamo e provincia -, le vendite di minicar sono aumentate considerevolmente: dai pochi esemplari venduti nel 2005 siamo passati alle oltre trenta minicar immatricolate nel 2009. Sempre di più quelle acquistate per essere utilizzate dai minorenni.
All'inizio invece, una quindicina di anni fa, le compravano soprattutto persone della terza età, automobilisti a cui non era più stata rinnovata la patente, oppure chi la patente se l'era vista ritirata». Il motivo era semplice: il certificato di idoneità alla guida (il «patentino») non è sottoposto agli stessi procedimenti amministrativi riguardanti la patente. Per il patentino, valido dieci anni, non è infatti prevista la sospensione né tanto meno il ritiro. Esclusi anche i punti eventualmente da scalare in caso di violazioni gravi.
«Il notevole incremento di interesse verso le minicar - sottolinea un importante concessionario della Bassa - si è registrato soprattutto negli ultimi due anni. Inizialmente (le proponiamo dal 1996), ne vendevamo un paio di esemplari all'anno, passati poi a 6-8, quasi esclusivamente a persone della terza età. Nel 2009, invece, sono state una quindicina le minicar immatricolate, metà delle quali acquistate dai genitori per i propri ragazzi.
Le mamme sono le più contente perché le ritengono molto più sicure del motorino. Inoltre alcuni genitori pensano che in questo modo i figli avranno la possibilità di prepararsi meglio prima di mettersi al volante di una macchina vera e propria». In tema di sicurezza - i detrattori delle minicar hanno puntato l'indice sulla mancanza o insufficienza di prove e simulazioni, quali ad esempio il crash-test: alcune case costruttrici però, anche se non obbligate dalla legge, li eseguono -, i concessionari dicono che «si tratta sempre di saperle utilizzare nel modo corretto».
«Sono d'accordo che il modificare una minicar per farla andare più veloce è pericoloso - sottolinea uno di loro -, ma mi pare che sul tema in fondo sia cambiato molto poco rispetto a decenni fa, quando tra i giovani erano in tanti quelli che "truccavano" il motorino per avere prestazioni maggiori. Ai genitori consiglio sempre di verificare personalmente e periodicamente le prestazioni della minicar usata dai figli, per evitare spiacevoli sorprese. Sarebbe ideale un maggior controllo da parte delle forze dell'ordine sulle strade e l'obbligo per i possessori di minicar di effettuare una revisione annuale: chi usa trucchi sarebbe smascherato».
Pasquale Baggi, della Baggi Moto, concessionaria Yamaha, Suzuki e Honda, va controtendenza: dopo essere stato tra i primi a metterle sulle strade, da alcuni anni ha interrotto la vendita di minicar. «È un genere di prodotto - osserva - che per diverse ragioni non ci conveniva più tenere. Nel '95 montavano soprattutto motori diesel di derivazione agricola. Per mantenere la velocità massima entro i limiti imposti dal codice della strada, il costruttore apportava al motore alcuni "blocchi" che limitavano la potenza».
«Ma bastava eliminare alcune "strozzature" (modificando i rapporti, incrementando il flusso del carburante, variando la testata) per dare libertà alle massime prestazioni del motore, elevando in questo modo la velocità. Una variazione estremamente pericolosa perché una vettura messa in strada per raggiungere una velocità massima di 45 chilometri orari può avere dei grossi problemi di stabilità e tenuta se portata a prestazioni molto più elevate».
Marco Conti
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