Gandino, finta fuga di gas
per catturare il latitante

Quando i carabinieri sono entrati in casa, lui si stava allenando con cavigliere e polsiere da 15 chili l'una. Dopo sette mesi è finita così la latitanza di Livio Panizzi, manovale di trent'anni di Varazze, condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per tentato omicidio aggravato dall'odio razziale avvenuto a Cogoleto (Genova) nei confronti del ragazzo albanese Steven Melqiza, 20 anni, ridotto allo stato vegetativo, a causa di una sprangata in testa.

A trovare il latitante sono stati i carabinieri della stazione di Gandino, appartenenti alla compagnia di Clusone. Panizzi aveva trovato nascondiglio in un appartamento nella frazione Cirano, che apparterrebbe alla sua famiglia: la madre infatti ha origini gandinesi e in paese abiterebbe anche una zia.

Per riuscire a catturarlo senza metterlo in allarme, con il rischio che scappasse o reagisse (Panizzi fra l'altro è molto prestante fisicamente), i carabinieri hanno studiato un astuto stratagemma: con l'aiuto dei vigili del fuoco hanno finto che nella zona fosse stata segnalata una fuga di gas e, con la scusa di un controllo, si sono fatti aprire l'abitazione dove si sospettava che Panizzi fosse nascosto. Alcuni militari travestiti da pompieri, una volta scovato il latitante, lo hanno immobilizzato e arrestato, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Genova.

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