Cronaca
Venerdì 07 Maggio 2010
Osio Sopra: amianto killer
Condannati ex direttori Siad
Vedi documenti allegati
Il giudice ha condannato il primo a un anno e sei mesi di reclusione, e il secondo a un anno e due mesi di reclusione. A entrambi, vista l'incensuratezza e l'età avanzata, ha concesso il beneficio della sospensione condizionale delle pena e la non menzione della condanna. In più ha applicato anche l'indulto della condanna, in quanto i fatti contestati risalgono a prima del 2006.
In sede di sentenza è stata anche liquidata una provvisionale di risarcimento alle famiglie di due delle vittime (per la terza non c'era stata costituzione di parte civile), assistite dagli avvocati Luciano Ongaro e Andrea Taricco: in totale si parla di 340.000 euro, mentre il danno effettivo dovrà essere valutato in sede civile. I due difensori avevano chiesto nelle loro arringhe un risarcimento da quantificare, complessivamente, in oltre due milioni di euro (di cui circa la metà come provvisionale).
I tre operai, secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa, avevano lavorato nello stabilimento Siad di Osio Sopra negli anni Settanta e Ottanta, specificamente nel reparto massa porosa: in particolare uno dal 1969 al 1972, e gli altri due dal 1977 al 1984. In quel reparto si lavorava appunto la massa porosa per le bombole ad acetilene e, nella miscela che si usava all'epoca, c'erano anche polveri d'amianto. Proprio queste polveri, secondo la Procura, che aveva cominciato ad indagare dopo un'indagine dell'Asl in seguito alla morte dei tre (a partire dal 2004), sia tramite contatto che attraverso l'inalazione, avevano provocato malattie mortali ai tre operai: due erano morti per mesotelioma pleurico e uno per carcinoma polmonare.
A quel punto il fascicolo per triplice omicidio colposo era stato intestato con i nomi dei due dirigenti dello stabilimento: T. B. era stato direttore fino al 1972, e a lui era succeduto invece poi il coimputato. La difesa a processo aveva respinto tutte le accuse che erano state mosse: nessuna relazione di causa-effetto tra l'esposizione alle polveri d'amianto e il successivo decesso dei tre operai.
Sulla base di consulenze tecnico scientifiche, la difesa aveva infatti argomentato innanzitutto come gli effetti dell'inalazione delle polveri di amianto non fossero noti all'epoca dei fatti e anche che, per quanto riguarda il carcinoma, per arrivare alla morte l'esposizione alle polveri avrebbe dovuto essere molto più lunga.
In aggiunta, comunque, entrambi i direttori avevano secondo la difesa adottato tutte le cautele necessarie e possibili per l'epoca per tutelare la salute dei loro operai. Altro punto sollevato era che l'accusa non aveva provato al di là di ogni ragionevole dubbio che la malattia fosse insorta proprio a causa del periodo di lavoro in quel reparto della Siad, e non in altri posti di lavoro, pure contaminati da amianto.
Tiziano Tista
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Documenti allegati
Perdite a 37,5 milioni: trimestre difficile per Italcementi