Minori denunciati, casi in crescita
In aumento le violenze sessuali

Aumentano, seppur di poco, i minorenni denunciati in provincia di Bergamo: nel 2009 sono stati 617 (486 maschi e 131 femmine) contro i 593 dell'anno precedente. Di questi 327 sono italiani, 220 stranieri e 70 nomadi. E sono in aumento anche le imputazioni: 587 contro le 521 del 2008.

È un report purtroppo improntato al segno «più» quello che si basa sui numeri resi noti dalla Procura minorile di Brescia (distretto da cui dipende Bergamo), anche se l'incremento non viene definito allarmante.

Lievitano i reati contro il patrimonio come i furti (245 contro i 195 del 2008, esclusi i nomadi), diminuiscono quelli contro la persona (minacce, lesioni, violenze sessuali ecc.) che da 178 passano a 134 (sempre esclusi i nomadi).

Ma in tema di violenze sessuali Bergamo è in cima alla lista: Brescia, che nel distretto ha il primato per quasi tutte le altre fattispecie, in questo caso è solo terza con 129 dietro anche ai 133 di Mantova. Risale, invece, lo spaccio di sostanze stupefacenti che dai 103 casi del 2006 era sceso ai 72 del 2008 e che si attesta ora a quota 100.

«C'è un incremento del numero di minori denunciati per violenza sessuale - analizza Emma Avezzù, nuovo procuratore dei minori di Brescia  -, anche se per questi reati bisogna compiere delicati accertamenti per verificare la fondatezza. Rispetto a 10 anni fa i casi sono comunque aumentati, e può essere che ora ci sia meno vergogna di venire allo scoperto da parte delle vittime. Per contro, c'è il rischio di enfatizzare l'attenzione attorno a questi temi e che così alcune denunce a volte si rivelino non vere».

Per quanto riguarda il web, il sostituto procuratore dei minori Simonetta Bellaviti spiega che «sempre di più dobbiamo occuparci di reati comemssi attraverso sistemi informatici. Il più delle volte sono minacce di gruppo e spesso gli autori ne sono inconsapevoli». È la virtualità di Internet, i nostri ragazzi, seduti a una scrivania, davvero non si rendono conto di sfornare minacce.

Quanto alle baby-gang, di cui fanno parte anche ragazzini di buona famiglia, il fenomeno è sotto osservazione, anche se il grosso delle imprese delle bande giovanili si limita per ora, a detta della dottoressa Avezzù, «a piccole estorsioni nei confronti di compagni di scuola».

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