“All'inizio avevamo qualche perplessità su questo intervento – ha detto Giovanni Battista Sertori, dirigente dell'istituto di Stezzano -, per la complessità del tema e per il timore di scatenare paure. Invece si è trattato di un intervento ben riuscito, che non ha turbato gli alunni e che è stato molto apprezzato anche da genitori e insegnanti”.
Obiettivo fondamentale quello di stimolare nei bambini meccanismi di autoprotezione nei confronti di eventuali e potenziali abusi da parte degli adulti. Gli psicologi della cooperativa Tre hanno organizzato giochi e momenti di discussione tra i bambini stessi, simulando situazioni di potenziale abuso ma senza spaventare, piuttosto stimolando l'attenzione dei bimbi verso quei comportamenti degli adulti che dai più piccoli potrebbero essere percepiti come “strani”.
“Abbiamo proposto dei giochi – spiega una psicologa -, in cui fossero presenti quegli elementi che potrebbero destare la preoccupazione dei bambini, insegnando loro a riconoscerli. Ad esempio la richiesta, da parte dell'adulto, di fare un gioco segreto, a cui si aggiungono elementi di ricatto come 'se fai questo gioco con me poi ti faccio un regalo' e proposte tipo 'facciamo un gioco da grandi'”.
Così, se all'inizio dei laboratori solo 27 bambini su 528 sapevano dire cos'era un pedofilo, al termine delle attività quasi il 90% di loro dimostrava una buona capacità di reagire agli stimoli considerati “strani”. E al termine dei giochi i bambini, liberi di scrivere su cartelloni le frasi che venivano spontaneamente, hanno scritto “adesso ho capito perché non mi devo fidare”, oppure “ho imparato a dire sempre i segreti ai miei genitori”. “Un intervento su cui speriamo di poter contare anche nei prossimi anni”, ha concluso il professor Sertori.
Sara Agostinelli
© RIPRODUZIONE RISERVATA