Luca Armani chiude il timbrificio
«Schiacciato dalla causa allo stilista»
Proprio la "battaglia" con il celebre ideatore di moda milanese lo ha rovinato e costretto ad abbandonare il negozio. «Per il sito Internet con il nostro cognome - spiega - Giorgio Armani mi ha dato 150 mila euro, ma anni di processi mi sono costati il triplo e sono schiacciato dai debiti. Fra poche settimane la banca mi metterà in mezzo ad una strada pignorandomi casa e laboratorio».
La vicenda inizia nel 1998, quando Luca Armani, appassionato di Internet, scopre di essere stato denunciato dalla casa di moda più importante d'Italia. La maison vuole a tutti i costi il dominio web che il commerciante trevigliese, omonimo dello stilista, aveva regolarmente registrato. «Da quel giorno in famiglia tutto è cambiato. Mio padre ha perso il lavoro, tempo da dedicare a noi e l'affetto di mia madre. Dopo la prima sentenza di condanna, ha passato momenti molto brutti e si è anche ammalato in modo serio».
Luca Armani per raccogliere fondi e proseguire la sua guerra legale lo scorso anno aveva anche provato a vendere un rene. «Negli anni - ricorda il commerciante bergamasco - ho fatto anche due scioperi della fame. Ho raccolto tanta solidarietà e promesse, ma non più di 10 euro. Per questo sono stato costretto a chiudere il timbrificio». Una chiusura, come detto, annunciata con un necrologio funebre: "Dopo lunghe sofferenze - si legge nell'annuncio funerario - sopportate con cristiana rassegnazione, ha raggiunto il regno dei giusti l'anima buona di Ditta Luca Armani di anni 23". «La speranza, ora, - conclude Luca Armani - è di riuscire a salvare almeno la casa per i miei figli più piccoli».
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